La protesta è stata indetta da Cub a sostegno dei maestri senza laurea che rischiano di perdere il posto di lavoro dopo le recenti sentenze di Consiglio di Stato e Avvocatura di Stato. Prevista anche una manifestazione a Roma davanti alla Camera
Sciopero nelle scuole italiane, a pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico, a sostegno di maestre e maestri con il diploma magistrale, recentemente esclusi dalle graduatorie per il ruolo da sentenze del Consiglio di Stato e dell’Avvocatura dello Stato. Lo scopo della protesta del 29 maggio, indetta da Cub e Sgb (Sindacato generale di base), è di chiedere alle istituzioni un intervento urgente che risolva la questione, in vista dell’inizio del prossimo anno scolastico. Il sindacato Orsa scuola ha invece revocato lo sciopero. Durante la giornata è previsto inoltre un presidio a Montecitorio, davanti alla Camera dei deputati, per chiedere che la politica intervenga sulla vicenda. Secondo i sindacati, con l'arrivo nei prossimi mesi delle sentenze nel merito che verranno emesse da parte dei Giudici del lavoro e dei Tar, il posto è potenzialmente a rischio per 10-15mila diplomati magistrali.
Cub: “Assordante silenzio della politica”
Nel comunicato con cui conferma la protesta, Cub attacca “l’assordante silenzio della politica” e afferma che è necessario “porre il Parlamento di fronte alle proprie responsabilità”. Il sindacato chiede la conferma in ruolo delle maestre e dei maestri già assunti e la conferma nelle graduatorie ad esaurimento per l'ottenimento delle supplenze e successivamente del ruolo delle insegnanti che si trovano in questa delicata posizione.
Coordinamento diplomati magistrali: “Pronte iniziative di disobbedienza civile”
Il Coordinamento diplomati magistrali abilitati, che riunisce i docenti il cui posto di lavoro è a rischio, sta protestando con uno sciopero della fame dal 28 aprile scorso e ha istituito un presidio permanente davanti al ministero della Pubblica istruzione. In un comunicato diffuso oggi, il Coordinamento afferma che proclamerà “una grande mobilitazione a oltranza” e “ulteriori iniziative di disobbedienza civile” se entro la chiusura dell’anno scolastico, prevista per il 9 giugno, non ci sarà una risposta politica alla vicenda.