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Aggressioni ai medici nei pronto soccorso: è emergenza

Cronaca

Carola Di Nisio

Secondo un'indagine della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza, dal primo marzo al 30 aprile 2017, in due pronto soccorso su tre si è verificato almeno un attacco a un membro del personale sanitario

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Aggrediti, presi a schiaffi, malmenati, insultati nei pronto soccorso. Le vittime sono i medici che lavorano in queste strutture di prima assistenza ospedaliera e che sempre più spesso vengono attaccati e minacciati. L’allarme arriva da un'indagine della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza che ha rilevato come dal primo marzo del 2017 al 30 aprile dello stesso anno, in due pronto soccorso su tre, si è verificata almeno un’aggressione fisica a un camice bianco. E nel 2018, secondo questi dati, la situazione è addirittura peggiorata in tutte le regioni.

Problema sovraffollamento

Il problema è il sovraffollamento nei pronto soccorso delle persone da curare, ha denunciato Francesco Rocco Pugliese, presidente nazionale della società scientifica Simeu. Secondo l’indagine infatti più sale il numero dei pazienti da visitare, e più aumentano le aggressioni contro il personale del 118. Non è una novità, anzi. I fatti di cronaca dimostrano come la questione sia ormai una emergenza che va avanti da tempo. 

Violenze in tutta Italia

Emblematico è il caso accaduto, di recente, in Sicilia, a Partinico. Qui un giovane si era recato presso il pronto soccorso dell'ospedale per una influenza e aveva preteso di essere visitato senza attendere il proprio turno. L'infermiera si era avvicinata per spiegargli che era in corso un'emergenza, c’era un codice rosso che aspettava, ma l'uomo ha reagito con minacce e con due calci alla spalla e al petto, provocando delle lesioni alla donna. Episodi simili sono accaduti anche anche a Napoli, dove una dottoressa di 32 anni è stata aggredita nel pronto soccorso di Giugliano dal parente di una paziente arrivata in codice giallo. A Roma invece, una dottoressa in turno nel pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Andrea, uno dei più grandi della capitale, è stata minacciata di morte dal genitore di un paziente che non era d’accordo sulle cure a cui era stato sottoposto il proprio figlio. L’emergenza è quotiana: è un’escalation di violenze che non si arresta.

"Cambiamento necessario"

C’è un modo per evitare che la situazione sfugga di mano?  È necessario un cambiamento, dichiara Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, che restituisca a tutti, medici e pazienti, strutture e organizzazioni in grado di rispondere alle richieste di salute del cittadino.