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Ricettazione e riciclaggio tablet e smartphone, 4 arresti a Napoli

Cronaca
Foto d'archivio (getty)

Sgominata una banda dedita al furto e alla rivendita di dispositivi elettronici. Nel registro degli indagati anche 19 clienti accusati di ricettazione

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Associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio o alla ricettazione di apparecchiature elettroniche, alla violazione e all'accesso abusivo di dispositivi elettronici. Queste le accuse, a vario titolo, emesse dal gip del Tribunale di Napoli che hanno portato all'arresto di quattro persone residenti tra Napoli e provincia. Un'ulteriore misura cautelare (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) è stata notificata dai militari di Venezia a un giovane di 25 anni di Marghera, ritenuto responsabile di avere acquistato consapevolmente i dispositivi rubati. Altre diciannove persone sono indagate per ricettazione.

Recuperati 127 dispositivi Apple

Le indagini sono partite nel febbraio 2016 quando i Carabinieri della Radiomobile di Casoria hanno individuato la presenza di un iPad Apple provento di furto all'interno di un locale in via Nazionale delle Puglie, a Casoria. La perquisizione, in quello che in apparenza era un esercizio commerciale di riparazioni di materiale informatico, svelò l'esistenza di un vero e proprio laboratorio clandestino per la rigenerazione dei dispositivi trafugati. Dopo aver confiscato un computer, uno smartphone e 3 tablet della Apple, 3 smartphone della Samsung, successivi accertamenti tecnici e informatici sul materiale sequestrato hanno permesso di trovare si tracce informatiche riconducibili alla violazione, manipolazione e successiva rivendita di numerosi dispositivi elettronici da parte degli indagati. I carabinieri hanno potuto contare anche sulla collaborazione della cyber-security della Apple, recuperando i dati identificativi relativi a 127 apparecchi passati per le mani degli indagati.

Sequestrato un ecografo da 150mila euro

Nella procedura di sequestro sono finiti anche 80 dispositivi che, secondo quanto comunicato dagli inquirenti, sarebbero risultati di illecita provenienza in quanto oggetto di furto o di altri reati contro il patrimonio.Tra questi spicca anche un ecografo portatile, del valore stimato 150mila euro, sottratto a una struttura sanitaria del territorio e mai recuperato. Ulteriori indagini hanno permesso di appurare che alcuni dei dispositivi elettronici non erano stati rinvenuti in sede di primo accesso, in quanto già rivenduti sul mercato. La vendita illecita era stata resa possibile in seguito a una sistematica violazione delle password di accesso e a un'attività di rigenerazione effettuata attraverso la manipolazione del sistema operativo con specifici software. Gli esperti informatici dell'Arma hanno così ricostruito l'intera "catena di vendita" attraverso la quale il gruppo metteva sul mercato i dispositivi riciclati, giungendo rapidamente all'individuazione degli indagati. L'operazione ha inoltre permesso di risalire agli utilizzatori materiali di 30 dispositivi trafugati e riciclati, poi rinvenuti e posti sotto sequestro.