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Orso morto, il Parco d'Abruzzo: non è stato ucciso dal narcotico

Cronaca
Un orso (immagine dal profilo facebook del Parco)

Lʼesame anatomopatologico effettuato sull'animale "ha evidenziato un quadro complesso e critico" si legge in una nota diffusa dal Parco. Serviranno altri esami per accertare le cause del decesso

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L'orso marsicano morto nella notte tra mercoledì e giovedi durante un'operazione di cattura nel Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise non è stato ucciso dal narcotico. Lo rende noto l'ente Parco attraverso un comunicato comparso sul suo sito, citando i risultati dell'esame anatomopatologico effettuato sull'animale.

Gli esami

L'autopsia, eseguita dal dottor Rosario Fico, responsabile del Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria, ha escluso relazioni dirette tra l'anestesia e la causa di morte. Gli esami hanno invece evidenziato un quadro complesso e critico a carico dell'apparato respiratorio e dell'apparato digerente dell'orso: "L'animale aveva problemi sanitari gravi, non valutabili dall'esame clinico al momento della cattura, che hanno determinato l'emergenza anestesiologica e di conseguenza il decesso", spiega una nota stampa emessa dal Parco. Tali risultati, si legge ancora nel documento, confermano "la correttezza e la regolarità delle procedure messe in atto dal personale del Parco e del veterinario in particolare".

Un caso straordinario

L'Ente Parco "ha ritenuto doveroso fornire le prime indicazioni, sia pur parziali, emerse dalla necroscopia per l'eccezionalità dell'evento, mai accaduto in passato, e per la giusta attenzione che l'opinione pubblica sta riservando all'accaduto". Visto il quadro anatomopatologico complesso, sarà comunque necessario effettuare tutti gli accertamenti di laboratorio (istologico, batteriologico, virologico) per individuare la patologia di cui soffriva l'orso e che ne ha causato la morte.

L'operazione

L'orso è morto nella notte tra mercoledi 17 e giovedi 18 aprile durante un'operazione in un sito di cattura a Lecce nei Marsi (L'Aquila). Nella zona, era allestito da febbraio scorso "Tube trap", un dispositivo-esca messo a disposizione dai carabinieri forestali controllato con video-sorveglianza. La squadra di cattura, allertata dal segnale di allarme collegato al sistema, aveva verificato la presenza di un orso in trappola e, seguendo il protocollo, aveva effettuato "le procedure necessarie ad anestetizzarlo e metterlo in sicurezza". Nonostante le tempestive manovre di rianimazione l'animale, un giovane maschio in precedenza mai marcato né dotato di radio-collare, era morto in poco tempo.