In Evidenza
Altre sezioni
altro

Morì a causa di una buca a Roma, in cinque rischiano processo

Cronaca
Una buca in una strada di Roma (foto d'archivio Ansa)

Gli indagati potrebbero finire davanti al giudice con l'accusa di omicidio colposo in relazione a un incidente mortale del 2012 in cui un 20enne cadde e andò a sbattere contro una colonna. Secondo i pm avrebbero "violato i doveri di controllo e direzione dell'appalto"

Condividi:

Cinque persone rischiano di finire sotto processo per l'accusa di omicidio colposo per la morte di un giovane di 20 anni che nel 2012, a Roma, a causa di una buca sul manto stradale, sbandò con il motorino andando sbattere contro una colonna di marmo. Tra gli accusati ci sono alcuni dirigenti del comune di Roma all'epoca dei fatti e imprenditori. Secondoi pm avrebbero violato "i doveri di controllo e direzione dell'appalto”. L'incidente mortale avvenne nel gennaio di sei anni fa su via Cristoforo Colombo. Il giovane, mentre si trovava in motorino, all'altezza dello svincolo di via della Magliana, in direzione dell'Eur, perse il controllo del mezzo andando a sbattere con la testa contro il marmo procurandosi ferite mortali.

Pm: "Violati doveri di controllo dell'appalto"

Il pm Francesca Passaniti ha notificato agli indagati l'atto di chiusura delle indagini, passaggio che può precedere la richiesta di un rinvio a giudizio. Tra di loro ci sono tre dirigenti comunali che all’epoca dei fatti facevano parte del dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana del Campidoglio, il presidente della società che gestiva la la manutenzione del manto stradale e il direttore tecnico del cantiere. Quest'ultimo in particolare è accusato di avere assunto "formalmente l'incarico di responsabile della sorveglianza", ma di avere poi delegato la mansione a una persona "senza requisiti e competenze tecniche" e "che non aveva la qualifica di geometra o ingegnere come richiesto". I dirigenti comunali avrebbero violato i doveri di controllo “in ordine all'individuazione dell'effettivo e reale responsabile della sorveglianza di fatto svolta da persona diversa da quella indicata nel contratto (dove si faceva riferimento al direttore tecnico), priva di requisiti di professionalità richiesti, e quindi inidonea a svolgere l'incarico".