A Roma 90 voragini l'anno, in 250mila sono a rischio frane
CronacaPresentato il primo dossier su alluvioni, frane e cavità del sottosuolo: i siti interessati da fenomeni franosi nella Capitale sono 383. La causa principale della formazione di enormi buche è dovuta all’attività dell’uomo - Rischio idrogeologico: la mappa
Oltre 380 i siti a rischio e circa 90 le voragini che si aprono ogni anno a Roma. Sono questi i dati più significativi che emergono da "Il Piano Roma Sicura", primo rapporto sul rischio alluvioni, frane, cavità del sottosuolo e acque sotterranee, presentato oggi, 6 aprile. La Capitale appare fragile, con 32 chilometri quadrati di gallerie sotterranee e 700 chilometri di reticolo idraulico tra canali e fossi in stato di grave degrado (LO SPECIALE DISSESTO DOLOSO).
Le zone più a rischio nella Capitale
Secondo quanto riportato nel dossier, i siti soggetti a fenomeni franosi nel territorio del comune di Roma sono 383. Tra le zone particolarmente a rischio per episodi più recenti, ci sono quelle della collina di Monte Mario, di viale Tiziano, Monteverde vecchio e Balduina.
Una media di 90 voragini all’anno
Durante la presentazione del rapporto, è stato sottolineato come negli ultimi otto anni, a Roma, si siano aperte circa 90 voragini ogni 12 mesi. In particolare, da quando è iniziato il 2018, si sono aperte 44 enormi buche. La causa principale della formazione delle voragini a Roma è, spiega il dossier, "la presenza di numerose cavità sotterranee di origine antropica scavate dall'uomo a vario titolo ma principalmente per l'estrazione dei materiali da costruzione. Tali vuoti costituiscono in molti casi una intricata rete di gallerie". Sono stati censiti e mappati, fino ad ora, 32 chilometri quadrati di gallerie sotterranee che si trovano sotto il tessuto urbano. Le cavità si concentrano per lo più nella parte orientale della città. Molte aree di vuoti sono ancora sconosciute: manca all'appello ad esempio la grande Catacomba scomparsa di San Felice, sulla Via Portuense, che costituiva uno dei principali cimiteri della Roma cristiana del IV-V secolo.
Presidente Ispra: "Territorio fragile, non c'è unica soluzione"
A margine della presentazione del dossier, è intervenuto anche Stefano Laporta, presidente dell'Ispra. "Esiste una fragilità significativa del territorio della Capitale sotto questo profilo", ha detto. Una situazione per cui "non c'è una soluzione unica". Inoltre, ha precisato che "bisogna completare lo studio della situazione, cosa che pensiamo di poter fare nel prossimo triennio perché le situazioni da mappare sono numerose, parliamo di varie decine". Infine, il presidente ha ricordato che "occorre poi mettere in campo iniziative per riempire queste cavità e fare in modo che non si riaprano le voragini e questo implica notevoli investimenti economici. Saranno poi le amministrazioni a decidere in quali forme e modalità reperire il finanziamento".