Ex pm in manette: “Così cercava di pilotare inchieste su tangenti Eni”
CronacaL’arresto di Giancarlo Longo e di altre 14 persone ha portato alla luce una associazione per delinquere volta a pilotare inchieste. Per l’accusa, l’ex giudice, avrebbe messo a disposizione la sua funzione in cambio di soldi per aiutare i clienti di due avvocati
Le accuse
Stando alle accuse, l’ex pm Longo su input di Amara, legale esterno dell'Eni, avrebbe intrapreso un'indagine, priva di qualunque fondamento, su un presunto, e poi rivelatosi falso, piano di destabilizzazione della società e del suo ad Claudio Descalzi. In realtà, per gli inquirenti che hanno arrestato anche gli avvocati Amara e Calafiore, lo scopo sarebbe stato quello di intralciare l'inchiesta milanese sulle presunte tangenti nigeriane in cui Descalzi era coinvolto.
Il metodo Longo
Sempre secondo i magistrati che ne hanno chiesto l'arresto, Longo usava tre precisi metodi: la creazione di fascicoli "specchio", che il magistrato "si auto-assegnava al solo scopo di monitorare ulteriori fascicoli di indagine assegnati ad altri colleghi, legittimando così la richiesta di copia di atti altrui, o di riunione di procedimenti"; i fascicoli "minaccia", in cui "finivano per essere iscritti - con chiara finalità concussiva - soggetti 'ostili' agli interessi di alcuni clienti di Calafiore" e fascicoli "sponda", che venivano tenuti in vita "al solo scopo di creare una mera legittimazione formale al conferimento di incarichi consulenziali (spesso, radicalmente inconducenti rispetto a quello che dovrebbe essere l'oggetto dell'indagine), il cui reale scopo era servire gli interessi dei clienti di Calafiore a Amara".
Tutto comincia nel 2016
Secondo la procura, tutto sarebbe inizio nel 2016 quando Alessandro Ferraro, anche lui tra gli arrestati e collaboratore dell’avvocato Amara, denuncia alla procura di Siracusa di essere stato vittima di un tentativo di sequestro. Longo si assegna il fascicolo dell’inchiesta e comincia a svolgere indagini con acquisizioni documentali a proposito del presunto complotto contro l'Eni e Descalzi di cui parla un personaggio citato da Ferraro, il tecnico petrolifero Massimo Gaboardi. Si tratta di indagini di dubbia utilità, secondo gli inquirenti, e a luglio 2016 Longo è costretto a mandare tutto alla procura di Milano che sull'Eni indaga per corruzione internazionale. Nonostante questo, continua a compiere atti istruttori.
Perquisito anche ex responsabile dell'ufficio legale Eni
I pubblici ministeri di Milano, che sul depistaggio indagano da mesi, nella giornata del 6 febbraio hanno perquisito l'ex responsabile dell'ufficio legale Eni fino all'ottobre 2016 e attuale 'Chief Gas & Lng Marketing and Power Officer' di Eni, indagato per associazione per delinquere finalizzata ad una serie di reati. Secondo la procura milanese, lui e l’avvocato Amara sarebbero gli organizzatori delle presunte manovre di depistaggio al fine di condizionare le inchieste milanesi Eni-Nigeria ed Eni-Algeria.
La posizione di Eni
L’Eni, dopo gli arresti, ha fatto sapere che "confida nella correttezza dell'operato del proprio management - si legge in una nota - e avvierà come in ogni altra circostanza analoga le opportune verifiche interne. Eni, non indagata, auspica che si faccia quanto prima chiarezza sui fatti oggetto di indagine".