Mafia, Fiammetta Borsellino: "Mia famiglia si sente tradita da Stato"
CronacaLa figlia del giudice in occasione della chiusura delle mostra fotografica 'L’eredità di Falcone e Borsellino' ricorda: "Riposto fiducia e speranze senza tuttavia ricevere in cambio la verità, dopo più di 25 anni da quel barbaro eccidio di via D'Amelio"
"Mio padre ci ha lasciato un’eredità importante: l'amore, il rispetto e il senso delle istituzioni e proprio sotto questo aspetto la mia famiglia si sente tradita dallo Stato per avervi riposto fiducia e speranze senza tuttavia ricevere in cambio la verità, dopo più di 25 anni da quel barbaro eccidio di via D'Amelio". Sono queste le parole di Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice Paolo Borsellino, intervenuta il 30 gennaio a Venezia, nella sede del Consiglio regionale del Veneto, per l'incontro - testimonianza in occasione della chiusura della mostra fotografica L'eredità di Falcone e Borsellino.
"Vicende processuali compromesse da troppi depistaggi"
"La verità", ha proseguito la figlia del giudice assassinato nel 1992, "anzi, è stata disattesa perché le vicende processuali sono state compromesse da troppi depistaggi che hanno impedito di fare completa luce sui fatti, per colpa della disonestà di chi questa verità era chiamato a ricercarla". Fiammetta Borsellino ha poi ricordato: "In tutti questi anni abbiamo ascoltato troppe frasi retoriche e assistito a pompose celebrazioni, ma soprattutto a innumerevoli depistaggi e gravi anomalie nel corso delle indagini". Si riferisce "ai processi Borsellino 1 e Borsellino bis, celebrati tra il 1994 e il 1997, in anni cruciali che nella maggior parte dei casi risultano essere decisivi per il buon esito di qualsiasi indagine di polizia". Ma il riferimento va anche al 'Borsellino Quater' "che si è concluso lo scorso mese di aprile, anche se le motivazioni non sono ancora state depositate" e che ha visto "troppi 'non ricordo', troppi silenzi, troppe risposte evasive per celare l'emergere di verità inquietanti". Borsellino ora si augura "che le motivazioni ora potranno chiarire finalmente ruoli e responsabilità di ciascuno dei soggetti coinvolti".
Per combattere la mafia libri e non pistole
Durante l’incontro, ideato in collaborazione con l'Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa, Fiammetta Borsellino ha però colto anche l’opportunità per ricordare ancora una volta il padre come un uomo "sempre presente, arguto". Poi il pensiero alle nuove generazioni: "La lotta alla mafia prima di tutto è un movimento morale e culturale che deve abituare tutti a sentire il profumo della libertà, in opposizione al puzzo, al marciume delle infiltrazioni mafiose". "Mafia e politica rappresentano due poteri che agiscono per il controllo dello stesso territorio e, pertanto, o si fanno la guerra oppure scendono a compromessi", ha spiegato la figlia del giudice. "I libri, non le pistole servono per combattere la mafia, non dobbiamo ricorrere alle conoscenze giuste ma possedere la giusta conoscenza che solo la scuola ci può dare". "Dobbiamo liberarci delle catene dell'omertà - ha proseguito Borsellino - perché lo Stato non è un nemico da evitare. I mafiosi si nascondono non solo nelle organizzazioni criminali ma anche nelle Istituzioni democratiche, e mi riferisco ai numerosi collusi. La morte di mio padre ha innescato indubbiamente un processo di rivoluzione culturale e morale, soprattutto nelle giovani generazioni, che Paolo Borsellino ha sempre sostenuto essere l'unico mezzo per contrastare il diffondersi della cultura mafiosa".