Criminalità a Ostia, il prefetto a Sky TG24: "Qui comanda lo Stato"
CronacaDomenico Vulpiani, ex commissario straordinario del X Municipio di Roma sciolto per mafia, è intervenuto sull'aggressione alla troupe giornalistica: "Abbiamo perso una battaglia, non dovevamo permetterlo. C'è una guerra in atto con i clan, la barra va tenuta dritta"
I tentacoli dei clan su Ostia
Il prefetto Vulpiani ha ricordato l’ambiente criminale con cui le istituzioni devono fare i conti a Ostia: “Dobbiamo tenere la barra dritta e riprenderci il controllo del territorio. È una guerra che non si può perdere”. Il X Municipio di Roma è stato commissariato per due anni dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Vulpiani spiega: “In questi due anni abbiamo fatto di tutto per recidere i tentacoli della mafia, della criminalità organizzata che avviluppavano la macchina amministrativa di Ostia”. Una stretta che si estendeva anche e soprattutto sulle attività economiche. I clan controllavano il litorale: stabilimenti, chioschi, la gestione delle spiagge. “Li abbiamo eliminati noi, li ha eliminati la magistratura con le sue inchieste giudiziarie. Il porto è sequestrato ed è in amministrazione controllata”, spiega il prefetto Vulpiani, “tutta la parte commerciale controllata dai clan è stata eliminata, abbiamo chiuso le attività gestite da prestanome o organizzazioni criminali. Abbiamo tentato di riaffermare la presenza di una giusta amministrazione, dello Stato e delle istituzioni”.
La tregua è finita
Durante questo periodo di commissariamento c’è stata una sorta di guerra tra le organizzazioni criminali e le istituzioni. Il motivo lo spiega il prefetto Vulpiani: “Sapevano che noi avevamo una scadenza, che dopo 24 mesi non ci saremmo stati più”. Ora sta alla politica e ai prossimi amministratori di Ostia “tenere la guardia alta, il che significa anche un maggior coinvolgimento dei cittadini. Mi ha stupito e ho trovato disarmante il mancato esercizio del diritto di voto”. Anche perché i segnali recenti sono stati preoccupanti: sono tornati a verificarsi episodi come l’incendio di cassonetti: “Sono messaggi dei clan, come a dire ‘Noi restiamo qui e dovrete fare i conti con noi'”, spiega il prefetto.