"Droga del combattente” gestita dall’Isis: maxi sequestro in Calabria
CronacaLa partita di tramadolo, dal valore di cinquanta milioni di euro, è stata ritrovata nel porto di Gioia Tauro, a bordo di una nave proveniente dall'India e diretta in Libia. I proventi sarebbero serviti per finanziare le attività terroristiche
Una partita di droga dal valore di 50 milioni, diretta in Libia, e la cui vendita avrebbe permesso di finanziare l'Isis è stata sequestrata nel porto di Gioia Tauro dalla Guardia di Finanza. A disporre il sequestro è stata la Sezione Antiterrorismo della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, al termine di indagini svolte dai finanzieri del Comando Provinciale reggino in collaborazione con l'ufficio Antifrode della Dogana di Gioia Tauro.
La droga del combattente
La partita, sbarcata nel porto calabrese a bordo di una nave proveniente dall'India e diretta in Libia, era costituita da 24 milioni di compresse di tramadolo, una particolare sostanza oppiacea sintetica soprannominata “droga del combattente”. Il suo uso è stato accertato soprattutto negli scenari di guerra mediorientali, dove viene utilizzata sia come eccitante, sia per aumentare le capacità di resistenza allo sforzo fisico. Secondo quanto riferito dagli inquirenti, che si sono avvalsi di informazioni condivise con fonti investigative estere, il traffico di tramadolo sarebbe gestito direttamente dall'Isis per finanziare le sue attività terroristiche.
Una partita da cinquanta milioni di euro
Nello specifico, la vendita del farmaco sequestrato sul mercato nero nord africano e mediorientale avrebbe fruttato allo Stato Islamico circa 50 milioni di euro, poiché ogni pastiglia ha un valore di circa due euro. L'operazione, secondo quanto riferisce in un comunicato il procuratore della Repubblica, Federico Cafiero de Raho, si è avvalsa della collaborazione della Dea americana e della direzione Centrale dei Servizi Antidroga presso il Ministero dell'Interno e del supporto del Comando Generale della Guardia di Finanza. A dare il là alle indagini sarebbe stato un input fornito dal II Gruppo della Guardia di Finanza di Genova che, nell'ambito di un'operazione condotta lo scorso maggio, aveva proceduto ad un analogo sequestro nel porto del capoluogo ligure.