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Aziende bio false: sequestrate 10 tonnellate di pesticidi a Ragusa

Cronaca
L'operazione è stata guidata dai finanzieri del Comando Provinciale di Ragus (Archivio Ansa)

Le imprese, certificate come biologiche, avrebbero incassato indebitamente circa un milione di euro di contributi e finanziamenti. Indagati nove titolari delle realtà coinvolte

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Una serie di aziende che erano certificate come realtà biologiche, per poter ricevere i contributi dell'Unione Europea, ma che in realtà usavano concimi e fertilizzanti chimici. È questa la situazione illecita scoperta dalla Guardia di Finanza, che ha sequestrato nel Ragusano oltre 10 tonnellate di pesticidi e sementi alterate non consentiti nell'agricoltura “bio”.

L'intervento delle forze dell'ordine

I finanzieri del Comando Provinciale di Ragusa hanno eseguito complessivamente 15 provvedimenti di perquisizione e sequestro emessi dalla locale Procura della Repubblica nei confronti, tra gli altri, di 9 titolari di aziende agricole di Acate, Ispica, Modica, Pozzallo, Scicli e Vittoria: sono indagati per frode in commercio e truffa aggravata ai danni dello Stato e dell'Unione Europea.

L'organizzazione

I prodotti in questione venivano commercializzati in Francia, Germania e Inghilterra. Per soddisfare la crescente domanda di alimenti bio, le aziende finite nell'inchiesta, non riuscendo a far fronte con il proprio raccolto alle richieste del mercato, acquistavano merce da imprese agricole all'oscuro del sistema architettato dagli indagati. I prodotti venivano però ugualmente confezionati ed etichettati come biologici e rivenduti a prezzi notevolmente superiori a quelli corrispondenti alle loro reali caratteristiche.

Un milione di euro percepiti indebitamente

I provvedimenti sono il risultato di una complessa indagine di polizia tributaria e giudiziaria, denominta "simBIOsi": i finanzieri sono riusciti a risalire alle ditte fornitrici degli agenti chimici, scoprendo, tra l'altro, un sistema di evasione fiscale per oltre 200mila euro. L'esame della documentazione sequestrata, che riguardava acquisti e vendite avvenuti tra il 2015 e il 2017, ha consentito di quantificare in oltre 8 milioni di euro l'ammontare delle movimentazioni dei prodotti falsamente indicati come "bio". Le aziende avrebbero così percepito contributi non dovuti, finanziamenti e agevolazioni per circa 1 milione di euro.