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Violenza sulle donne, Bongiorno: chi attacca le vittime è complice

Cronaca

L'avvocato commenta il caso di Asia Argento, duramente criticata per il ritardo con cui ha denunciato le molestie subite da Weinstein: "Questo indurrà molte persone a non denunciare, perchè trasformate in imputate". Ma, aggiunge, "non sempre si tratta di violenza"

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"Quello che è successo ad Asia Argento indurrà tantissime donne a non denunciare perché la vittima è stata trasformata in imputata". Così l'avvocato Giulia Bongiorno, fondatrice della onlus Doppia Difesa, commenta gli attacchi ricevuti da Asia Argento a proposito delle violenze subite dal produttore Harvey Weinstein. "Sono fatti gravissimi. E tutti quelli che attaccano le donne che denunciano, perchè lo hanno fatto in ritardo o perchè 'ne hanno approfittato, 'hanno provocato', non fanno altro che essere complici della situazione italiana che è scandalosa e nessuno ne fa una priorità".

Giudicare solo i fatti

"Credo che quello che sta succedendo in Italia, soprattutto alcune critiche che ho letto - continua l'avvocato - documentano un certo modo di pensare estremamente maschilista che esiste ancora". E, sempre a proposito del caso Asia Argento, aggiunge che, nonostante l'attice "non le stia simpatica", non bisogna giudicarla per il suo modo di essere ma per i fatti. "Esiste un fax risalente all'epoca dei fatti in cui Asia Argento ha manifestato il proprio malessere per la violenza. Significa che sin da allora viveva la violenza in maniera drammatica ma non riusciva a fare denuncia. Il ritardo nel farlo non può essere un motivo per metterla sul banco degli imputati". 

Non è sempre violenza

Ma l'avvocato ci tiene anche a specificare di non stare sempre e a prescindere dalla parte delle donne. "Io non credo affatto che quando ci sia un rapporto sessuale tra un potente e una donna a lui subalterna sia sempre violenza. La linea di confine è la libertà di autodeterminazione. Se una donna ne approfitta, cioè fa volontariamente sesso per avere una scorciatoia, siamo al limite della prostituzione. Se invece lo subisce, magari per mantenere una propria posizione, è una violenza". E in quel caso, sottolinea Bongiorno, bisogna dire alle donne: "continuate a denunciare". 

Il caso dello stalking

Sul caso del giudice di Torino che ha ritenuto congrua la cifra di 1.500 euro per estinguere una pena di stalking, Giulia Bongiorno è molto critica. "La legge sullo stalking, a cui ho collaborato, era una delle poche che funzionava. Invece, lo scorso 3 agosto, è entrata in vigore una norma che stabilisce l'estinzione dei reati minori tramite il pagamento di una somma". Tra i reati minori sono incluse minacce e molestie ma, quello che secondo l'avvocato "il legislatore non ha compreso", è che questi reati costituiscono lo stalking. "Nel momento in cui sono classificati come minori, e quindi estinguibili con il denaro, si estingue lo stalking".