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Migranti, ecco il primo piano del Viminale per l'integrazione

Cronaca

Chi beneficia della protezione internazionale avrà degli impegni verso il Paese ospitante che, a sua volta, avrà altrettanti doveri. Due i valori "non negoziabili": la laicità dello Stato e il rispetto della donna. Obbligatoria la frequenza dei corsi di lingua 

 

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La conoscenza dell'italiano e il rispetto della Costituzione. Ma anche l’uguaglianza di genere e la condivisione dei valori fondamentali. Chi beneficia della protezione internazionale - ad oggi 74.853 persone in Italia - ha degli impegni verso il Paese ospitante. Ma anche lo Stato, a sua volta, deve assicurare ai rifugiati uguaglianza e pari dignità, libertà di religione, accesso a istruzione e formazione, alloggio e sistema sanitario. Sono questi i temi principali contenuti nel primo “Piano nazionale per l’integrazione" (qui il testo integrale) presentato il 26 settembre dal Viminale, con l'obiettivo di "garantire una ordinata convivenza civile".

Valori non negoziabili: laicità dello Stato e libertà della donna

Il Piano, come ha più volte sottolineato il ministro dell'Interno, Marco Minniti, è un tassello fondamentale della strategia che punta a governare il fenomeno migratorio, "perché una società più integrata è anche una società più sicura" (LO SPECIALE MIGRANTI). L’obiettivo, come si specifica nel documento, è quello di costituire "uno strumento di attaccamento e responsabilizzazione nei confronti del territorio e della comunità di residenza, che sia il principale anticorpo in grado di prevenire e neutralizzare fenomeni di radicalizzazione". Ed in questo processo, ha puntualizzato Minniti, ci sono in particolare due valori "non negoziabili": la laicità dello Stato ed il rispetto della donna.

A chi si rivolge il piano

Il Piano non è rivolto solo ai titolari di permesso di soggiorno per protezione internazionale, perché la sua platea è composta anche da 196.285 persone che si trovano nel sistema di accoglienza nazionale (la maggior parte richiedenti asilo), e 18.486 minori stranieri non accompagnati. Tanti i soggetti coinvolti nell’elaborazione della nuova strategia: oltre al ministero dell’Interno, anche quelli del Lavoro, Esteri, Giustizia, Istruzione, Salute e Politiche agricole. Attivi anche l'Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali (Unar), le Regioni, gli Enti locali e il Terzo settore.

Dal patto religioso per l'Islam ai corsi d'italiano

Il Piano individua le priorità su cui bisogna agire. Fra queste c’è il sostegno del dialogo religioso, con l’attuazione del Patto per l'Islam a livello locale. Ma si trovano anche l’obbligo della partecipazione ai corsi di lingua svolti nei centri di accoglienza e la promozione dei tirocini di formazione e orientamento all’apprendistato. Inoltre, è incentivata la partecipazione al servizio civile nazionale. 

L'alloggio e la socializzazione

Per quanto riguarda l’alloggio, si promuoveranno percorsi per l'accesso all’abitazione creando le condizioni per includere i titolari di protezione internazionale nei piani di emergenza abitativa regionali e locali. Sarà poi anche necessario potenziare i percorsi di socializzazione riservati ai minori e rafforzare la rete dei centri per la tutela delle vittime di tratta.