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Napoli, colpo al clan Moccia: sequestrati beni per 10 milioni

Cronaca
Tra i beni sequestrati anche una mega villa da 40 vani (Archivio Fotogramma)

L’operazione della polizia ha permesso di mettere i sigilli ad una villa da 40 vani ad Afragola, considerata il quartier generale del presunto boss Luigi Moccia

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Un maxi sequestro da 10 milioni di euro, comprensivo di una grande villa da 40 stanze nel napoletano. Lo hanno eseguito gli agenti di polizia del capoluogo campano nei confronti di Lugi Moccia, 60 anni, considerato elemento di spicco dell’omonimo clan camorristico, attivo in vari comuni della provincia partenopea. Il provvedimento, emesso dal tribunale di Napoli, sezione di prevenzione, ha riguardato non solo Moccia, ma anche la moglie, i due figli della coppia e la madre, vedova del fondatore del clan ucciso nel 1974 in un agguato.

 

I beni sequestrati - I sigilli sono stati dunque posti alla villa di famiglia di Afragola, considerata il quartier generale del clan, dove formalmente abitavano Luigi Moccia e la moglie, anche se di fatto i due sono residenti a Roma. La dimora finita sotto sequestro è un complesso residenziale costituito da un villino principale, giardino e tre immobili attigui: una costruzione per la quale gli inquirenti non escludono profili di irregolarità per abusi edilizi. Il provvedimento ha riguardato anche terreni tra Roma, Afragola e Acerra, locali in corso Garibaldi, a Napoli, un albergo, automobili, motociclette e varie disponibilità bancarie.

 

L’indagine - Moccia risulta indagato dall’autorità giudiziaria di Roma, per varie ipotesi di reato risalenti agli anni 2012 e 2013. Il 60enne è considerato un "soggetto di allarmante pericolosità sociale sia per l’efferatezza e la solidità del clan di appartenenza, sia per il suo ruolo di vertice all’interno dello stesso", ha detto il Questore di Napoli Antonio De Iesu. Il clan Moccia è attivo in particolare nella zona nord della provincia partenopea.

 

Un "colpo ferale" - Il Questore De Iesu, ha sottolineato anche che questo sequestro rappresenta un "colpo ferale" all’organizzazione malavitosa. L’obiettivo dei camorristi, infatti, è quello di "accumulare ricchezze" da reinvestire in attività lecite. Per questo motivo, "togliere patrimonio alle organizzazioni criminali significa togliergli l’ossigeno".