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Mafia, maxi operazione a Messina contro clan Mangialupi: 21 arresti

Cronaca
(Foto d'archivio)

Sequestrati beni per più di 10 milioni di euro, comprese societ, una villa e una barca. Tra le accuse l’associazione mafiosa finalizzata all'estorsione, allo spaccio di droga, alla detenzione di videoslot illegali e alle scommesse

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Arresti e sequestri contro il clan mafioso Mangialupi di Messina, colpito dalla maxi operazione “Dominio” che ha messo sul campo 190 uomini e 50 mezzi del Gico (Gruppi d'investigazione sulla criminalità organizzata). Al centro dell’indagine anche un imprenditore, considerato il punto di riferimento economico dell'organizzazione, alla quale forniva soldi guadagnati in nero grazie a varie strutture tra cui un distributore di benzina e una sala giochi.

 

10 milioni di beni - I finanzieri del nucleo specializzato in reati di criminalità organizzata hanno arrestato 21 persone sospettate di far parte del clan e accusate tra l'altro di associazione mafiosa finalizzata a vari reati tra cui l'estorsione, lo spaccio di droga e la detenzione di videoslot illegali. Durante l'operazione sono stati sequestrati anche beni del valore di oltre 10 milioni di euro: tre società operanti nel settore del noleggio di apparecchiature di gioco e scommesse, diciotto immobili, tra cui una lussuosa villa con piscina, un prestigioso appartamento con attico, una rivendita di generi di monopolio e una barca.

 

Gli arrestati - Tra le persone fermate ci sono Paolo De Domenico, Francesco Laganà, Antonio Scimone, Alfredo Trovato, Salvatore Trovato, e Giovanni Megna, indicati come appartenenti al clan di Mangialupi e accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata allo spaccio, alle estorsioni, alle scommesse e alla detenzione videoslot illegali. Per furto, spaccio, estorsioni e detenzione di armi sono stati invece arrestati Alberto Alleruzzo, Francesco Alleruzzo, Angelo Aspri, Giovanni Aspri, Carmelo Bombaci, Nunzio Corridore, Santo Corridore, Francesco Crupi, Domenico Galtieri, Giuseppe Giunta, Daniele Mazza, Francesco Russo, Gaetano Russo e Mario Schepisi.

 

L’imprenditore - Figura cardine dell'indagine l'imprenditore Domenico La Valle, titolare di un'attività vicino allo stadio Celeste. L’uomo, arrestato anche lui stamattina, è considerato collegato al clan Mangialupi, di cui sarebbe diventato il punto di riferimento economico dopo la disgregazione del gruppo originario. Dall'indagine è emerso come La Valle, insieme a De Domenico e Laganà, gestisse il noleggio di apparecchiature da gioco e scommesse, una sala giochi, un distributore di benzina e avesse una notevole disponibilità di immobili. Questo gli avrebbe permesso di accumulare denaro in nero, messo poi nelle mani della cosca per le attività illecite.

 

Il bar e il distributore - Tra gli oggetti sequestrati anche 159 macchine da gioco e 369 schede elettroniche, la metà delle quali sono risultate alterate per ridurre le probabilità di vincita. L'ufficio all'interno del distributore di carburante rappresenterebbe una cassa continua dell'organizzazione: in una botola nella cabina sono stati trovati e sequestrati 140mila euro in contanti ed è stato anche trovato un libro mastro dove sono annotati guadagni per un milione e 800mila euro, incassati in circa sei anni. La base operativa per incontri e riunioni era invece il bar, luogo dove venivano prese decisioni come quella del pestaggio di un extracomunitario che era riuscito a vincere una grossa somma.