I difensori, in una memoria di oltre 100 pagine, sostengono che una consulenza grafologica escluderebbe che i messaggi siano stati scritti dall'impenditore. Nei "pizzini" anche le ipotesi di accusa a Tiziano Renzi, padre dell'ex premier Matteo
Prove inutilizzabili, inattendibilità della confessione del dirigente Consip Marco Gasparri e competenza territoriale. Si incentra su questi tre elementi - raccolti in una memoria di oltre 100 pagine - la richiesta di scarcerazione, durante l’udienza del Riesame, di Alfredo Romeo: l’imprenditore napoletano arrestato l’1 marzo per corruzione nell’ambito dell’inchiesta romana su Consip (la centrale di spesa della Pa). Il tribunale della Libertà, oggi, si è riservato di decidere sulla richiesta. I pm hanno espresso parare negativo sulla scarcerazione. La decisione dei giudici competenti sulla legittimità delle misure restrittive è attesa entro il 26 marzo.
La consulenza grafologica: Romeo non ha scritto i pizzini - Secondo i legali della difesa, le prime prove inutilizzabili sono quelle delle intercettazioni tra Romeo e Gasparri, dove "non si parla mai di soldi" e quindi di quei compensi mensili - per un totale di centomila euro - ricevuti dal dirigente Consip per favorire Romeo. Poi ci sono quelle che riguardano l’acquisizione di "pizzini" che, però, ”una consulenza grafologica esclude siano stati scritti da Romeo". Durante le indagini era stato recuperato un pizzino dalla spazzatura dell'ufficio di Romeo, in cui compariva la lettera 'T' puntata e preceduta da "30 mila euro mese": per i pm si sarebbe potuto trattare di Tiziano Renzi, padre dell'ex premier. Gli avvocati di Romeo hanno anche insistito sull’aspetto della competenza territoriale e hanno invocato il trasferimento, per connessione, dell’inchiesta alla procura di Napoli.
Il paradosso della richiesta di trasferimento - Il pm Mario Palazzi, dopo aver espresso parere negativo sulla scarcerazione di Romeo per via degli elementi raccolti nei suoi confronti, ha sottolineato come la richiesta del trasferimento dell’inchiesta costituisca un paradosso. Il pm ha fatto notare che proprio Romeo e Italo Bocchino, suo consulente e indagato per traffico di influenze, in un primo momento avevano insistito perché ci fosse un trasferimento degli atti da Napoli a Roma. Ma, dopo l’arresto di Romeo, è stata avanzata la richiesta opposta e cioè che gli atti tornino al vaglio della procura napoletana.
La difesa: Romeo vittima di concussione - I legali difensori di Romeo lavorano su una strategia dalla quale risulterebbe che il loro cliente non sarebbe autore di corruzione, ma vittima di concussione nel suo rapporto con Marco Gasparri. A sostegno di questa ipotesi, gli avvocati indicano una serie di intercettazioni in cui Gasparri si propone di aiutare Romeo nella preparazione dei documenti necessari per formulare offerte tecniche con un cambio di atteggiamento che, secondo la difesa, sarebbe da imputare al timore che l’imprenditore potesse denunciarlo.