Agromafie, nell’ultimo anno cresciute del 30%

Cronaca
Dietro i cibi low cost, secondo Coldiretti, si potrebbero nascondere illegalità e sfruttamento (foto: archivio Getty Images)
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L'allarme arriva da Coldiretti che stima un business del settore agricolo e alimentare gestito dalla criminalità organizzata che si è attestato nel 2016 su una quota di circa 22 miliardi di euro

Un business cresciuto del 30% nell'ultimo anno per un valore stimato di circa 22 miliardi di euro. Il settore delle agromafie continua ad espandersi ad un ritmo preoccupante. L'allarme arriva da Coldiretti che ha elaborato un nuovo rapporto insieme a Eurispes e all’Osservatorio sulla criminalità, presentato il 14 marzo presso la sede dell’organizzazione agricola di Roma alla presenza dei ministri della Giustizia Andrea Orlando, delle Politiche agricole Maurizio Martina e dell’Interno Marco Minniti. Il fenomeno delle agromafie interessa tutta l'Italia, da nord a sud e colpisce diverse imprese.  

 

Il business delle agromafie – Tra i settori più a rischio per le attività della criminalità organizzata, c’è sicuramente la ristorazione. In alcuni casi, infatti, le mafie possiedono franchising e intere catene di ristoranti. Nelle loro mani si stima che ci siano oltre cinquemila locali, con una presenza più capillare nella Capitale, a Milano e nelle altre grandi città. Nel 2016, secondo i dati diffusi da Coldiretti, si sarebbe registrata un'impennata di fenomeni criminali nel settore agricolo: furti di trattori, falciatrici e altri mezzi agricoli. Senza contare gasolio, rame, prodotti e un ritorno dell’abigeato, ovvero il furto di bestiame. Tutti questi raid, secondo Coldiretti, sono capaci di mettere in ginocchio un'azienda, soprattutto se di dimensioni medie o piccole. Ai reati contro l'agricoltura, inoltre, si affiancano racket, usura, danneggiamento, pascolo abusivo ed estorsioni.

 

Come contrastarle – Il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, ha provato a indicare una via per combattere le attività criminali legate al settore agricolo. "Le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano i prezzi, nell'opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono centinaia e migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale". In particolare, secondo Moncalvo, sarebbe necessaria una maggiore trasparenza nei confronti dei cittadini che dovrebbero poter conoscere la storia del prodotto che hanno nel piatto. Per quanto, invece, riguarda il settore dell'alimentare, "occorre vigilare sul sottocosto – continua il presidente di Coldiretti – sui cibi low cost, dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l'uso di ingredienti di minore qualità, metodi di produzione alternativi, se non l'illegalità o lo sfruttamento".

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