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Delitto Caccia, pentito svela: "Fu ucciso perché era incorruttibile"

Cronaca
Bruno Caccia in un'immagine di archivio (Fotogramma)

Domenico Agresta ha ricostruito in aula l’omicidio del procuratore di Torino, assassinato nel 1983: “Esponenti della 'ndrangheta cercarono di convincerlo ad aggiustare processi e indagini ma lui gli urlò addosso e li cacciò via”. I presunti esecutori Rocco Schirripa e Francesco D’Onofrio, secondo il teste, “hanno ammazzato anche altre persone” 

 

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“Lo uccisero perché era inavvicinabile e incorruttibile”. Il pentito Domenico Agresta ha ricostruito così il movente dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, avvenuto nel 1983.

 

Secondo la sua testimonianza al processo in corso a Milano, alcuni esponenti della famiglia di 'ndrangheta Belfiore "entrarono nell’ufficio di Caccia per convincerlo ad aggiustare processi e indagini, ma lui gli urlò addosso e gli sbatté la porta in faccia" e loro "lo uccisero proprio per la rabbia di essere stati cacciati così”.

 

Le accuse ai due presunti killer - Rispondendo alle domande del pm davanti alla Corte d'Assise, Agresta ha confermato quanto già detto a verbale nei mesi scorsi, cioè di aver saputo in carcere che ad ammazzare Caccia furono Rocco Schirripa, l’imputato del procedimento in corso a Milano, e Francesco D'Onofrio, ex militante di Prima Linea, ritenuto vicino alla 'ndrangheta e da poco indagato come esecutore dell'omicidio. I due assieme, secondo Agresta, "hanno commesso tanti omicidi”.

 

Le frasi sentite in carcere - Agresta ha parlato in videoconferenza e ha raccontato che nel 2012, quando era in carcere a Torino assieme a suo padre, sentì dirgli davanti a un boss di ‘ndrangheta "il procuratore di Torino se lo sono 'fatti' loro due", riferendosi a "Schirripa e D’Onofrio". Agresta, oltre a ripercorrere i reati da lui commessi (è stato condannato per omicidio), ha spiegato che tra il 2008 e il 2009, sempre in carcere, Placido Barresi, cognato di Domenico Belfiore, gli avrebbe detto il motivo per cui "avevano ammazzato Caccia”. Movente oggi riferito davanti ai pm milanesi.

 

Belfiore condannato come mandante - Per l’omicidio del magistrato, come mandante è stato già condannato in via definitiva Domenico Belfiore, mentre gli esecutori, secondo l’accusa, sarebbero D’Onofrio e Schirripa. Quest’ultimo, arrestato nel 2015, ha alle spalle un primo processo azzerato per un vizio formale. Per un errore procedurale, alcuni mesi fa aveva ottenuto un’ordinanza di scarcerazione, poi bloccata dal gip.