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L'uomo che ha donato un rene alla compagna: "Con l'amore si può"

Cronaca

"Si fa con l'affettività e con la ragione" dice il 52enne. L'intervento è avvenuto all'ospedale Le Molinette e ha permesso alla donna di evitare la dialisi. Entrambi stanno bene. Il primario: "Il più bel dono che si possa fare"

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"Si fa con l'affettività e con la ragione. Certo che se non c'è l'amore non si può". Parla così, ai microfoni di Sky TG24, l'uomo di 52 anni che ieri ha donato alla compagna di 44 un rene, evitandole la dialisi, nel suo primo giorno dopo l'intervento alle Molinette di Torino.
"Bisogna valutare i benefici medici e clinici per lei - ha spiegato - e anche quelli sulla vita di coppia, dal momento che sarebbe dovuta entrare presto in dialisi. Io ho lavorato per anni in una casa editrice medica e mi sono informato. La malattia della mia compagna intanto nell'ultimo anno è peggiorata, così a settembre siamo venuti a colloquio con il primario di Nefrologia universitaria. La mia compagna all'inizio era molto restia, poi il trapianto, e da persona vivente, è risultata l'opzione migliore. Abbiamo fatto gli esami e io sono risultato incredibilmente compatibile e anche ragionevolmente sano". 

 

Corsa contro il tempo per evitare la dialisi - "E' il più bel dono che si possa fare, soprattutto a una persona prossima alla dialisi. Il soccorso a una persona malata vale un miliardo di mimose - commenta Luigi Biancone, il primario di Nefrologia universitaria, responsabile del programma di trapianto renale della struttura -. E' un bel gesto, compiuto in un giorno particolare, vicino all'8 marzo, che assume quindi anche un significato simbolico". Per verificare la possibilità del trapianto è stata compiuta una corsa contro il tempo, per completare in pochi mesi gli esami di valutazione del donatore, evitando dunque alla compagna l'entrata in dialisi.

 

Entrambi stanno bene - Sulle condizioni di salute dei due pazienti, per cui l'intervento è durato circa tre-quattro ore ciascuno, Biancone spiega: "Il loro umore è molto buono. Si stanno parlando via telefonino", dal momento che si trovano in due aree differenti del reparto, "e li ho trovati entrambi sorridenti. Stanno molto bene per essere il primo giorno. Al momento quindi si può essere ottimisti e pensare a una degenza breve, al massimo una settimana per il donatore e due per la ricevente". Il primario ha colto inoltre l'occasione per evidenziare: "Nel 30% dei trapianti da donatore vivente il donatore è di sesso maschile e la percentuale è in progressivo incremento, sulla scia anche dell'aumento dei trapianti da vivente in Italia, ma alcuni Paesi europei, Usa e Canada hanno livelli superiori".