Il provvedimento interessa 108 immobili, quattro società attive nel settore dell’olivicoltura e diversi rapporti bancari. Per gli inquirenti, il patrimonio è riconducibile al boss latitante Matteo Messina Denaro
Nuovo colpo contro il patrimonio riconducibile al boss latitante Matteo Messina Denaro e alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara. I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno confiscato beni per un ammontare complessivo di 13 milioni di euro a tre imprenditori arrestati nel 2011 nell’ambito dell’operazione “Campus belli” per concorso in associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni. Filippo Greco, Antonio Moceri e Antonio Francesco Tancredi erano stati arrestati insieme ad altri indagati, tra cui anche due uomini fidati del boss di Campobello di Mazara, Leonardo Bonafede.
Il business dell'olivicoltura - Dall’indagine era emerso che l’organizzazione, riconducibile al boss Messina Denaro, gestiva in modo occulto delle società che si occupano della produzione di olio con l’intento di monopolizzare il mercato olivicolo. La famiglia mafiosa di Campobello avrebbe intestato in maniera fittizia a due degli imprenditori due oleifici per eludere la normativa antimafia.
La confisca: immobili, società, veicoli e conti correnti - I tre imprenditori erano stati assolti lo scorso anno dalla Corte di appello di Palermo, ma il tribunale di Trapani ha evidenziato che i presupposti che stavano alla base dell’originario provvedimento di sequestro persistono. Per questo si è deciso di intervenire con la confisca di 108 immobili (tra cui anche ville, abitazioni, fabbricati industriali e terreni), quattro società attive nel settore dell’olivicoltura, 11 veicoli e diversi rapporti bancari. Nel provvedimento di confisca, compare anche il compendio patrimoniale di Filippo Greco, già titolare di costruzioni e società immobiliari nella provincia di Varese e ritenuto l’imprenditore di riferimento dell’ex latitante Francesco Luppino, ritenuto uno dei fiancheggiatori di Messina Denaro.