La decisione verrà presa entro l'8 gennaio. Al vaglio sia l'ipotesi della revoca dell'ordinanza di custodia in carcere dell'ex capo del personale del Campidoglio, sia quella degli arresti domiciliari
I giudici del Tribunale del riesame di Roma avranno tempo fino all’8 gennaio per decidere sulla scarcerazione chiesta da Raffaele Marra o su un'eventuale concessione degli arresti domiciliari. L’ex capo del personale del comune di Roma, e braccio destro del sindaco Virginia Raggi, si trova in carcere dal 16 dicembre scorso, quando era stato arrestato per corruzione insieme all’immobiliarista Sergio Scarpellini.
Pareri discordanti - Le posizioni dei legali sull’eventuale scarcerazione sono opposte. Per il pm Barbara Zuin, Marra non dovrebbe lasciare il carcere perché crede che i circa 370mila euro che il dirigente comunale ha ricevuto da Scarpellini per l’acquisto di un appartamento sarebbero stati il veicolo per ottenere dei favori. Per il difensore di Marra, Francesco Scacchi, invece, la somma risulta essere un normale prestito. Inoltre, il legale ha ribadito che i fatti risalgono al 2013, anno in cui Marra, per la posizione ricoperta - cioè quella di capo del dipartimento politiche abitative del Comune di Roma - non era nella posizione di concedere favori vantaggiosi.
La "spiccata pericolosità sociale" di Marra e Scarpellini - Il gip Maria Paola Tomaselli che aveva emesso l’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto del dirigente e dell’immobiliarista a dicembre, aveva segnalato fin da subito che c’era "il concreto pericolo" che Marra e Scarpellini, se lasciati in libertà, commettessero "altri gravi delitti”. I fatti contestati, per il gip, denotavano una "spiccata pericolosità sociale" che poteva rendere probabile una reiterazione dei reati commessi. A Scarpellini, dal 23 dicembre, erano stati concessi gli arresti domiciliari.