Twitter e i trending topic impazziti: cosa è successo?

Cronaca
Elaborazione grafica del logo di Twitter. Credits: Eldh/Flickr
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Negli ultimi giorni la classifica degli argomenti più discussi sul servizio di microblogging presentava termini senza alcun senso. Un gioco auto-referenziale, di cui sarebbero responsabili utenti alla ricerca di visibilità

di Nicola Bruno

“Non siamo un social network, ma un network di notizie”. Se davvero si vogliono prendere alla lettera le dichiarazioni del vice-presidente di Twitter Kevin Thau, c’è quanto meno da restare perplessi di fronte alle “news” che il servizio di micro-blogging ci ha dato in pasto negli ultimi giorni.
“Quanto odi le doppie punte da 1 a...”. “Dici parolacce”. “Ti piacerebbe vivere a Bari?”. “Gaga is our queen” sono stati alcuni dei Trending Topics più gettonati in Italia durante lo scorso weekend e l’inizio della settimana.

I Trending Topics stanno a Twitter come i titoli in home-page stanno ad un quotidiano online: segnalano quali sono i temi più caldi del momento, quelli che stanno catturando la curiosità del maggior numero di utenti. Di solito sono una spia fedele di quali eventi di attualità sono al centro della discussione: si vedano i casi #tunnelgelmini o #sucate che sono riusciti ad imporsi nell’agenda politica del Paese. Ma spesso questi argomenti possono anche essere manipolati per il semplice gusto di scalare la classifica (Twitter rende noti i primi dieci hashtag per paese) e così ricevere più attenzione, in un circolo vizioso del tutto auto-referenziale.

CATENA DI S. ANTONIO IN 140 BATTUTE - Capita così che nella classifica di Twitter si facciano largo argomenti creati ad-hoc per diventare “trending”. Di solito si tratta di una piccola minoranza, ma nei giorni scorsi la situazione si è quasi del tutto invertita: tra i temi più trending in Italia c’erano solo termini artificiali. “Hanno ucciso i trending topics, chi sia stato non si sa”, ha notato la blogger Catepol che ha raccolto alcune schermate con gli argomenti più discussi del momento. Secondo Catepol, si tratta delle domande di un test presente su un forum che sono passate di utente in utente come la più classica “catena di S. Antonio”. Fino a quando poi non sarebbero intervenuti i cosiddetti “bimbiminkia” (ossia quel gruppo di utenti - spesso giovanissimi - che si divertono a fare da guastafeste in rete) a dare ancora più visibilità a queste domande.

OLTRE I CONFINI - Il gioco è andato ben oltre i confini nazionali, come mette in luce il Sole 24 Ore. Uno degli hashtag partiti dall’Italia (“Gaga is Queen”) è presto diventato “trending” anche in Gran Bretagna. Un altro (“Demi is strong”) ha ricevuto 7 mila citazioni negli Stati Uniti. E questo sarebbe avvenuto anche grazie alla creazione di account falsi, che solitamente aiutano a portare in alto un argomento.
Il fatto che questi utenti si fossero “impossessati” di Twitter per così tanto tempo, ha fatto presto diventare popolare il contro-hashtag #nobimbiminkia, in cui decine di membri italiani chiedevano di “far salire trending topic intelligenti”.

ANATOMIA DEL TRENDING TOPIC - Twitter non ha mai voluto rivelare quali sono i fattori che determinano l’ascesa di un argomento. E questo soprattutto per evitare ulteriori manipolazioni del meccanismo alla base della classifica (un po’ come fa Google che tiene da sempre segreti gli algoritmi del suo motore di ricerca). Si sa solo che si tratta di un processo automatico, senza intervento umano, che tende a premiare le “breaking news” e la velocità, rispetto ad argomenti che sono popolari da molto tempo. E’ per questo motivo, ad esempio, che temi molto dibattuti su Twitter come “WikiLeaks” o “Occupy Wall Street” hanno sempre fatto fatica a diventare trending. Per la stessa ragione un hashtag altrettanto popolare in Italia come #sapevatelo a distanza di mesi non compare nella classifica.

TRUCCHI - Nonostante le accortezze di Twitter, alcuni utenti sono riusciti a scoprire quali sono i potenziali trucchi per spingere in alto i propri argomenti: più che la quantità di tweet, serve che molti account diversi parlino dello stesso topic (di qui il senso di creare account falsi); bisogna fare attenzione al fuso orario e alla località in cui si lancia il soggetto; e, soprattutto, più che la popolarità conta la velocità (meglio, quindi, avere una comunità di follower pronta a retwittare molto velocemente i propri messaggi).  Il gioco auto-referenziale tocca il culmine proprio quando un termine viene promosso nella classifica visibile a tutti: è a quel punto che molti utenti si chiedono come mai “Dici parolacce” oppure “Ti piacerebbe vivere a Bari?” sono tra i Trending Topic, andando così, involontariamente, ad alimentare ulteriormente la sua presenza.
Viene da chiedersi quale sia lo scopo di tutto ciò: c’è una buona dose di divertimento e il tentativo di aggirare l’algoritmo di Twitter, certo, ma anche il brivido di poter manipolare i meccanismi dell’informazione online, imponendo i propri tweet a milioni di altri utenti. Forse il sito di micro-blogging farebbe bene a imparare una lezione di Google News: dopo aver difeso per anni l’idea del filtro automatico, BigG alla fine ha deciso di aggiungere un tocco umano (e cioè dei redattori in carne ed ossa) al suo servizio di notizie.



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