Sanità, Fimmg, riconoscere pregresso medici penitenziari

Molise

Del Greco, bando Asrem dimentica professionalità acquisite

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(ANSA) - CAMPOBASSO, 14 NOV - La Federazione italiana dei medici di Medicina generale (Fimmg) del Molise, in relazione al bando dell'Asrem per reclutare medici da incaricare negli istituti penitenziari regionali, esprime "forti perplessità per la mancanza del riconoscimento della professionalità acquisita dai medici che da anni lavorano nelle strutture molisane, nonostante le gravi criticità in cui versa il servizio". "Come sindacato - spiega Pasquale Del Greco, rappresentante regionale Medicina Penitenziaria e responsabile sanitario del carcere di Campobasso - avevamo accolto con favore questo avviso, ma non vi è stata alcuna tutela riguardo ai medici già in servizio, a differenza dei bandi precedenti, come quello per le ex Usca in cui veniva riconosciuto un punteggio a pregresse attività nelle carceri".
    Per questo Fimmg chiede "un tavolo di trattativa per valorizzare ruolo e professionalità del medico di medicina penitenziaria e renderlo un impiego attrattivo per i giovani medici". "Si parla di un setting lavorativo totalmente differente da altri contesti sanitari, difficile e rischioso non solo dal punto di vista clinico e fisico, ma anche medico legale. Ci si trova ad affrontare con più frequenza patologie relative a dipendenze patologiche associate alla doppia diagnosi psichiatrica e a prendere in carico detenuti extracomunitari affetti da malattie rare nel mondo occidentale, il tutto complicato da barriere culturali e linguistiche. Spesso il professionista è di fronte a disposizioni del Ministero della Giustizia che possono scontrarsi e/o essere in antitesi con la professione medica e serve un bagaglio di conoscenze tecniche specifiche per le quali non si viene sufficientemente formati in università o nel post laurea. Un momento apparentemente banale, ma ad altissimo rischio, è l'ingresso in carcere. Esso non si limita alla visita medica, ma prevede una valutazione psicologica di una persona di cui spesso si sa poco o nulla e che comprende la determinazione del rischio suicidario, oltre che la pericolosità. E' il medico di medicina penitenziaria che si assume la responsabilità di stabilire il tipo di sorveglianza da adottare, oltre che di impostare un piano terapeutico da seguire". (ANSA).
   

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