Bergonzoni, 'non è mio figlio, ma è mio figlio'
(ANSA) - BOLOGNA, 05 GEN - Un presidio per Mehdi Zare Ashkzari - il giovane poco più che trentenne morto in Iran dopo venti giorni di coma per via delle torture subite in carcere - ma anche "per tutti gli altri morti, arrestati e torturati dal regime iraniano". A Bologna in piazza del Nettuno sono decine i giovani che si sono riuniti sotto lo slogan "Donna, Vita, Libertà" (lo stesso che anima le rivolte di Teheran e di tante altre piazze del mondo ormai da mesi). Questa volta, accanto allo striscione posato a terra, c'è una foto di Mehdi, che a Bologna studiò Farmacia all'università, lavorando poi per una pizzeria d'asporto della zona universitaria.
Accanto alla sua foto ci sono ceste di banane e mandarini, in Iran simbolo di lutto. "Non è mio figlio, ma è mio figlio", ha detto lo scrittore e artista bolognese Alessandro Bergonzoni.
"Non si può accettare di trattare con Paesi di questo genere - ha aggiunto - la politica deve fare un passo avanti, perché quei ragazzi chiedono diritti base. Impariamo a piangere coi loro occhi".
Presente anche Rita Monticelli, docente Unibo del master frequentato da Patrick Zaki e consigliera comunale di Bologna che ha auspicato un impegno "non solo simbolico, ma anche politico, umano e fattivo" per la difesa dei diritti umani in Iran. "Il nostro appello alle autorità iraniane è di sospendere subito la pena di morte e di rilasciare tutti i prigionieri politici", ha aggiunto Franca Menneas di Amnesty International.
Era presente anche il rettore dell'Università di Bologna Giovanni Molari, per portare il sostegno dell'Università "a Mehdi, che è stato un nostro studente, ma anche a tutti gli studenti che stanno lottando in Iran". È stato contestato da alcuni oratori e giovani presenti: "L'Università di Bologna - hanno accusato - non ha fatto niente, nonostante più volte abbiamo chiesto incontri perché si prendesse una posizione chiara sull'Iran". (ANSA).