Trent'anni fa moriva Paolo Casaroli, creò le rapine in banca

Emilia Romagna

Renato Salvatori lo interpretò nel 1962 in un film di Vancini

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(di Antonio Giovannini) 

Fu definito l'inventore delle rapine in banca e diede spunto al regista Florestano Vancini per un film realizzato nel 1962 sulle sue imprese, dove il ruolo del protagonista era affidato a Renato Salvatori. Il suo nome ricorda ancora oggi soprattutto - ma non solo - il tragico 16 dicembre 1950, quando assieme agli altri componenti della banda terrorizzò Bologna lasciandosi dietro una scia di sangue (tre uomini uccisi, due suoi compagni suicidi e numerosi feriti).
    Trent'anni fa, la notte di Capodanno del '93, Paolo Casaroli moriva stroncato da una crisi cardiaca all'ospedale Sant'Orsola di Bologna. Nel '79 era uscito di cella per buona condotta, dopo oltre ventotto anni passati da Porto Azzurro a Fossombrone, da Ragusa a Parma. Tornato alla libertà si era dedicato alla pittura, esponendo anche alla galleria L'Ariete, aveva incontrato una nuova compagna e all'età di 54 anni aveva avuto un figlio.
    Quel 16 dicembre 1950, rintracciato dalla polizia nell'abitazione-covo di via S.Petronio Vecchio, dopo un "colpo" concluso con l'uccisione del cassiere in un'agenzia del Banco di Sicilia a Roma, firmò un sabato di sangue: caddero l'agente Giuseppe Tesoro, un passante, ex sottufficiale dei carabinieri, e un tassista. Quando Casaroli si arrese, ferito gravemente dalle forze dell'ordine che gli impedirono un'ultima, disperata reazione (dopo essersi anche impossessato di un tram pieno di passeggeri, durante la folle e inutile fuga per le vie del centro), un suo compagno, Romano Ranuzzi, si era appena ucciso.
    Poco dopo un altro membro della banda, Daniele Farris, si tolse la vita al cinema Manzoni. Altri tre furono arrestati successivamente; uno di questi evase anni dopo. Da quella sanguinosa pagina di cronaca il regista ferrarese Florestano Vancini trasse lo spunto per il film "La banda Casaroli": "mi apparve un uomo molto distaccato, che parlava quasi in terza persona, come se il bandito fosse stato un altro. Indifferente anche al motivo per cui eravamo andati a trovarlo", commentò l'incontro con Casaroli a Porto Azzurro, durante la lavorazione del film.
    "Erano giovani usciti dall'esperienza della guerra, spostati, senza soldi, senza occupazione. Casaroli fu, senza volerlo, un precursore di quella 'gioventù bruciata' che creò il mito di James Dean", lo tratteggiava il suo difensore Filippo Berselli.
    "Ricordo l'ultimo Casaroli come una persona gentile, mite e buona d'animo. Non faceva supporre che potesse essere stato un bandito spietato".
    Nell'82 fu arrestato con altre persone per detenzione e spaccio di stupefacenti: la libertà vigilata fu nuovamente a rischio, ma venne prosciolto in istruttoria. Casaroli passava le giornate dedicandosi a studi filosofici e junghiani e dipingendo "l'uomo del futuro", "Arte avvenire" era il suo stile, che raffigurava "una percezione sensoriale del corpo".
    Descrivendo a caldo a un giornalista dell'ANSA le sue prime sensazioni da uomo libero, si stupì di aver trovato il centro di Bologna deserto a mezzanotte: "la pochezza intellettuale in cui viviamo ha provocato anche questo danno. Altri tempi, i miei, quando ci si riuniva a notte fonda in piazza Maggiore e ci si accalorava commentando Sartre". (ANSA).
   

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