Dal 10/12 a Reggio Emilia in collaborazione con i Musei Civici
(ANSA) - REGGIO EMILIA, 09 DIC - La Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia ospita, dal 10 dicembre al 12 gennaio, la mostra personale di Antonella De Sarno, attrice-performer ed artista visiva, nata in provincia di Modena ma da anni residente in Francia. Realizzata in collaborazione con i Musei Civici di Reggio Emilia, l'esposizione - intitolata "Alfabeti" - si inserisce nel programma ufficiale di "Identità Inquieta", il cartellone che riunisce le istituzioni culturali del territorio per esplorare il tema dell'identità da diversi punti di vista.
Il progetto, inedito e studiato appositamente per gli spazi del Museo, si fonda sull'accostamento, a prima vista impossibile, di due figure femminili: la Dame à la Licorne del Musée de Cluny di Parigi, con la sua aura di medievale mistero, e Kathrine, nome immaginario di una donna autistica, con la quale l'artista lavora da molti anni nei suoi laboratori di danza. Il percorso, che si snoda al primo piano della Galleria Parmeggiani, si compone di oltre quaranta opere, tra disegni, video ed installazioni.
"La poetica di Antonella De Sarno - spiegano i curatori Francesca Baboni e Stefano Taddei - gioca su riferimenti filosofici e psicologici, che si combinano assieme in una sorta di raffinato gioco di specchi. Con l'utilizzo del disegno, dell'installazione, del video e degli oggetti, l'artista costruisce un mondo fantastico, una wunderkammern dentro la quale si muovono delle corrispondenze tra i soggetti prescelti.
La chiave di lettura diviene quindi una serie di alfabeti, un linguaggio codificato che porta all'interazione e presenta figure mostruose, morfemi indecifrabili e corpi legati ad una rappresentazione vicina all'art brut". Il progetto "Alfabeti" si colloca in ideale continuità con "Artificialia", presentato nel 2021-22 a Correggio. Se nella prima mostra Antonella De Sarno indagava il concetto di deformità nella sua accezione poetica, per contrapporlo al concetto di normalità, nella seconda il campo si allarga per andare oltre il discorso sul deforme e il deviante e tendere sino ad una dimensione poetica che li abbraccia entrambi, senza più alcuna esigenza di distinzione.
(ANSA).