Dopo oltre due anni, caso è alla Cedu con ricorso dei familiari
Al cimitero di Ganaceto di Modena, martedì 5 luglio intorno alle 11, sarà riesumata la salma di Chouchane Hafedh, tunisino morto insieme ad altri otto nella rivolta scoppiata nel carcere di Sant'Anna l'8 marzo 2020, all'inizio della pandemia. Sono stati infatti raccolti i fondi, da alcune associazioni, per poter finalmente trasferirla in Tunisia, dalla famiglia.
Dell'operazione si occuperà un'agenzia funebre fiduciaria del consolato tunisino di Genova. Al termine ci sarà un incontro pubblico con l'avvocato Luca Sebastiani, che assiste la famiglia e le associazioni, Comitato per la verità e giustizia per la strage del Sant'Anna e Comitato verità e giustizia per le morti in carcere, che hanno contribuito alle spese per il trasporto della salma prima a Milano e poi in Tunisia.
Sul caso di Hafedh è stato fatto un ricorso dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo, contro l'archiviazione dell'inchiesta di Modena. L'indagine aveva concluso senza individuare responsabilità, evidenziando che i detenuti erano morti per overdose di metadone e altri farmaci, ma la famiglia chiede di sapere perché non sono stati soccorsi. Nel frattempo a Modena sono state aperte altre inchieste, dopo esposti di detenuti, anche per il reato di tortura, con agenti penitenziari indagati.
Il giorno dopo, mercoledì 6 luglio, dalle 16.30, il caso modenese e il ricorso alla Cedu sarà al centro di un convegno organizzato da Antigone, "Morti non archiviabili". L'incontro sarà in sala Giacomo Ulivi, viale Ciro Menotti 137, a Modena.
Vuole essere, spiega Antigone, un momento di approfondimento per ripercorrere i risvolti processuali e sostanziali a due anni dalle rivolte. Tra i relatori anche Barbara Randazzo, che ha firmato il ricorso alla Cedu con l'avvocato Sebastiani e Simona Filippi di Antigone.