Indagini Polizia di Rimini. Uomo già in carcere per altri reati
Si era tolto la vita due anni fa, l'11 maggio del 2018 gettandosi sotto un treno a seguito di debiti economici e dopo essersi rivolto ad un giovane, per un prestito di 5.000 euro, che il ragazzo aveva poi fatto lievitare chiedendo interessi esorbitanti. Adesso - riportano i quotidiani locali riminesi - per quella morte, avvenuta a 40 anni, chiuse le indagini da parte della Squadra Mobile della Polizia e coordinate dalla Procura, è stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e un sequestro preventivo di beni nei confronti di un 29enne napoletano radicato anche a Cattolica, nel Riminese, già recluso dal settembre del 2018 a Poggioreale per altri reati.
Secondo l'accusa l'uomo sarebbe responsabile di usura continuata, estorsione continuata, lesioni personali aggravate nei confronti del suicida - un 40enne di Cattolica - e di morte come conseguenza dei delitti di usura ed estorsione nei confronti. In base a quanto riportato dalla stampa locale, altre persone sarebbero finite nella rete dell'uomo ma avrebbero negato di essere 'clienti', del presunto usuraio. Una figura che - è stato ricostruito dalle indagini, - movimentava denaro ma dichiarava redditi pari a zero.
A dare il via alle indagini sul suicidio del cattolichino un suo messaggio ai figli in cui chiedeva perdono per non riuscire a sopportare il peso della vergogna. Dopo essere caduto in balia del giovane che, viene scritto, non avrebbe esitato a minacciare il 40enne per riavere i soldi prestati con interessi lievitati a cifre esorbitanti e persino la madre e la compagna. Nel corso dei mesi, il 29enne, avrebbe tempestato l'uomo di telefonate, agguati, minacce, alludendo perfino ai figli piccoli. Nel solo giorno del suicidio le telefonate - le ultime senza risposta - erano state una cinquantina.