Alleanze e statuto, confronto nel Pd a Bologna

Emilia Romagna
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Franceschini: Avanti con Governo e M5s. Zingaretti: Ridare speranza

BOLOGNA, 15 NOV - Non stanno stretti come le 'sardine' anti-Salvini l'altra sera in Piazza Maggiore, ma sono "più di duemila", esulta Nicola Zingaretti, nella sala di Palazzo Re Enzo, ancora a Bologna, per la tre giorni che prova a lanciare il Pd nel futuro. A poco più di due mesi dalle cruciali regionali in Emilia Romagna, in una campagna elettorale permanente spinta dalla Lega e nella temperie della litigiosa maggioranza di governo, i democratici provano a prendersi del tempo per ragionare "degli anni '20 del Duemila". Dell'Italia, ma anche del partito, dallo statuto alle alleanze.

Domenica l'assemblea nazionale del Pd qui a Bologna voterà le proposte della commissione per la riforma della 'governance' dem presieduta da Maurizio Martina: al centro la possibile separazione tra il ruolo di segretario e quello di candidato premier, sovrapposti invece in epoca renziana e anche prima. Non sarà più un automatismo. La scelta della leadership con le primarie aperte rimanda al tema delle alleanze, con il nuovo Pd di Zingaretti che vuole aprirsi "al civismo migliore - ha detto Gianni Cuperlo dal palco -, perché ci aiuti. Senza il Pd non si costruisce un argine alla destra, ma solo il Pd non basta".

Sulle alleanze interviene Dario Franceschini, sponsor del dialogo con M5S prima della folgorazione estiva di Matteo Renzi (allora ancora nel Pd). "Vedremo se nascerà un rapporto duraturo tra noi e i nostri partner di governo - dice il ministro, capodelegazione dem al governo -. Come si può giustificare che governiamo insieme il Paese e non siamo capaci di farlo assieme a livello locale? Non dobbiamo fermarci di fronte a calcoli di parte: la missione è allargare il campo democratico". Secondo il ministro della Cultura bisogna "aiutare e lavorare per un'evoluzione del Movimento cinquestelle".

Insomma il modello Umbria non è accantonato perché ha fallito in Umbria. Anche con il governo bisogna insistere, afferma Franceschini. "Sapevamo che era difficile, è difficile, ma non possiamo fermarci alle prime difficoltà, ai primi sgambetti degli alleati", esorta il leader del correntone AreaDem. Anche perché in Italia c'è "il massimo rischio che può avere una democrazia europea nel 2019, ed è ancora davanti a noi - . La piazza di ieri a Bologna ha la consapevolezza che la battaglia non è finita e va combattuta". Piazza Maggiore non era targata Pd - i simboli non c'erano - e i dirigenti sembrano averlo capito. Quindi massima apertura alla società civile e alle altre forze della sinistra - o quel che ne resta -, con l'obiettivo di "offrire una speranza all'Italia - dice Zingaretti -. La cultura dell'odio la si sconfigge costruendo un'altra proposta per il nostro Paese. Vogliamo un Paese che torni a essere felice, che non deve più avere paura del suo futuro".(ANSA).
   

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