1 maggio: Landini, sicurezza è non morire al lavoro

Emilia Romagna
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Leader Cgil a Bologna a manifestazione nazionale con Cisl e Uil

Un'Europa dei diritti e del lavoro: è la richiesta partita dagli oltre 30mila manifestanti riuniti a Bologna la cui piazza è tornata, dopo 17 anni, ad ospitare la manifestazione nazionale dei sindacati Cgil, Cisl e Uil indetta per il primo maggio. Una festa del lavoro scandita dalle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ribadito la centralità del lavoro come diritto, e dall'appello del leader della Cgil Maurizio Landini all'unità sindacale e ai valori dell'antifascismo.

Pacifico il corteo di Bologna, mentre a Torino ci sono state forti tensioni tra forze dell'ordine e manifestanti no Tav. Al debutto da segretario generale Cgil nella festa del primo maggio, nella 'sua' Emilia, Landini ha auspicato l'apertura di una fase nuova per il Paese. Il suo appello all'unità sindacale è stato raccolto da Carmelo Barbagallo (Uil), che l'ha definita "molla" per il rilancio del Paese, e da Anna Maria Furlan (Cisl), che ha evidenziato un'Italia "bloccata" che deve "cambiare rotta".

Riconosciuto che l'aumento dello 0,1 del Pil è "meglio che niente", Landini ha sottolineato che il Paese continua "a essere indietro", non lesinando stoccate al Governo, "lo stesso che ha fatto un Def qualche settimana fa dicendo che non si cresce come si prevedeva", e in particolare al vicepremier Matteo Salvini. "Non chiuda i porti - gli ha gridato dalla piazza - ma le sedi di Casapound". E ancora, la sicurezza non è fare "le leggi per armarci e difenderci", ma è "quella di non morire sul lavoro".

Un altro dei passaggi più apprezzati e applauditi dalla piazza quello sulla Liberazione. "Il fascismo non è un'idea, il fascismo è un crimine", ha scandito Landini, ricordando che "per tornare a conquistare il primo di maggio c'è voluta la lotta di liberazione, c'è voluto il cacciare i fascisti e i nazisti dall'Italia e dall'Europa". Quanto al salario minimo, altro tema centrale negli interventi dei tre leader, la richiesta dei sindacati è di farlo a partire dai contratti nazionali. Da contrapporre ai contratti 'pirata' che invece "sono serviti ad abbassare i diritti".

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