Fuorviante parlare di zone non alluvionate dal Medio Evo
(ANSA) - ANCONA, 29 SET - Basta con "l'alibi degli eventi eccezionali", bisogna lavorare "per prevenire i disastri ". Lo rileva il presidente dell'Ordine dei Geologi delle Marche Piero Farabollini. "A oltre dieci giorni dall'alluvione che ha colpito le Marche - spiega -, abbiamo letto il rapporto di evento preliminare pubblicato dalla Protezione civile regionale, così come l'analisi che ne ha fatto la Regione. Come geologi che da sempre lavorano per la prevenzione, riteniamo opportuno studiare e approfondire i fenomeni metereologici che si sono verificati".
"La probabilità di ritorno superiore ai mille anni determinata in questa fase - osserva Farabollini - è, a nostro avviso, un dato abnorme, soprattutto tenendo conto che le prime acquisizioni strumentali superano a malapena il secolo e oltretutto in maniera incompleta" "Fuorviante - insiste - parlare di zone che non venivano alluvionate dal fiume dall'epoca medioevale: oltre a non possedere i dati strumentali ufficiali, si sta spostando l'attenzione dal tema vero: la manutenzione continua, e non occasionale, del nostro territorio". "La prevenzione è un argomento scomodo - aggiunge il presidente dell'Ordine dei Geologi -: non porta voti, richiede dedizione, pazienza, ricerca e grande attenzione per la quantità di denaro necessaria a completare opere che, oltretutto, potrebbero portare benefici ad anni di distanza.
Tuttavia è l'unica strada che possiamo percorrere, per evitare che in futuro avvengano tragedie di queste dimensioni. Anziché sottolineare l'eccezionalità di eventi che, invece, il cambiamento climatico renderà sempre più frequenti, facciamo il punto su dove e come è più urgente intervenire - ammonisce -.
Abbiamo parlato molto delle mancate opere per mettere in sicurezza il Misa a Senigallia, o di altri fiumi ma molto si dovrebbe dire anche dello spopolamento delle aree interne, che porta con sé abbandono del territorio, mancata cura delle foreste e fiumi che, in caso di piena, trascinano a valle di tutto". E poi "Ia burocrazia è un ostacolo spesso insormontabile" come dimostra il caso di Fermo "dove per ripulire l'alveo del fiume Ete Vivo serve il parere della Soprintendenza archeologica". (ANSA).