Energia solare in Europa, nelle aree rurali il potenziale per crescere

Il 2024 è stato un anno da record per l’energia solare in Europa: per la prima volta, l'energia solare ha superato il carbone come principale fonte di produzione di elettricità nell'Unione Europea. Una crescita rapida e diffusa, che interessa ogni Stato membro e segna un sorpasso simbolico, quello su una delle fonti fossili più inquinanti, nel percorso verso la transizione energetica. Nonostante i progressi, il potenziale dell’energia solare resta largamente sottoutilizzato. Secondo uno studio del Joint Research Centre della Commissione europea, tra le principali fonti rinnovabili, il fotovoltaico è quella con il margine di crescita più ampio. Un’occasione ancora in gran parte inespressa, che potrebbe essere decisiva per centrare gli obiettivi climatici dell’UE: almeno il 42,5% di rinnovabili nel mix energetico entro il 2030 e zero emissioni nette entro il 2050. Un potenziale da sfruttare Secondo lo studio, la produzione annuale potenziale non sfruttata dell’energia fotovoltaica potrebbe arrivare a 11.000 TWh: quasi dieci volte quella dell’eolico onshore e oltre 80 volte quella dell’idroelettrico. Oggi, la quasi totalità dell’energia solare europea proviene da impianti a terra , mentre solo il 18% è generato dai pannelli installati sui tetti. Eppure è proprio lì che si nasconde una parte significativa del potenziale inutilizzato: secondo lo studio, sfruttando appena il 26% delle superfici già costruite si potrebbero generare fino a 730 TWh l’anno. La Germania è il primo produttore da impianti sia a terra che sui tetti, seguita da Italia, Belgio e Austria per quanto riguarda il fotovoltaico residenziale. Ma i margini per crescere, in quantità e in distribuzione geografica, sono ancora vastissimi: il 95% dei comuni europei ha un potenziale solare non ancora sfruttato. In particolare, gran parte della produzione possibile si trova nelle aree rurali, seguite da cittadine e sobborghi e solo in piccola parte nelle grandi città . Le aree rurali coprono oltre l’80% della superficie europea e già oggi generano quasi tre quarti dell’elettricità rinnovabile del continente. Alcune delle zone con il potenziale maggiore si concentrano nella penisola iberica, nelle pianure romene, nei Balcani e in alcune regioni dell’Europa centro-orientale e mediterranea. In molte di queste aree, la produzione solare potrebbe non solo coprire l’intero fabbisogno energetico locale, ma addirittura superarlo di decine di volte, trasformando questi territori in potenziali esportatori di energia. Ma sfruttare questo potenziale non è semplice. L’energia solare è per sua natura intermittente: si produce quando c’è sole, spesso in orari che non coincidono con i picchi di domanda. Per questo, servono reti elettriche diffuse e moderne, insieme a sistemi di accumulo capaci di bilanciare produzione e consumo. In molti contesti rurali, però, queste infrastrutture mancano o sono obsolete. Non solo: senza una pianificazione attenta, gli impianti di grandi dimensioni possono alterare il suolo, compromettere la biodiversità e ridurre la produttività agricola. Per questo, gli studi europei raccomandano l’uso prioritario di aree abbandonate o non coltivabili. Infine, in alcune aree il rischio è che i pannelli sostituiscano le colture, sottraendo spazio all’agricoltura proprio dove il suolo è più fertile. Senza un ritorno diretto per le comunità, il risultato è un crescente malcontento: paesaggi trasformati e pochi benefici locali. E in Italia? In Italia, le province di Viterbo, Foggia e Sassari sono le aree a più alto potenziale solare inutilizzato, insieme a Catania, Palermo, Agrigento, Potenza e Matera. Per coprire il 70% della produzione elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030, in Italia andranno installati circa 80 GW di nuova capacità fotovoltaica. Al momento, siamo fermi a poco più di 37 GW. Secondo gli ultimi dati di Italia Solare, a fine 2024 in Italia risultavano connessi più di 1,8 milioni di impianti fotovoltaici, per una potenza totale di 37,08 GW. La potenza connessa durante il 2024 è stata pari a 6,80 GW segnando un incremento del 30% rispetto al 2023. Nonostante tale crescita in termini di potenza, il numero di nuovi impianti connessi nell’anno è diminuito del 25%, complice la fine del Superbonus. A tutto questo si aggiunge il nuovo Piano nazionale integrato energia e clima , aggiornato a luglio 2024. La Commissione europea ha infatti criticato duramente le restrizioni italiane sull’uso dei terreni agricoli per impianti fotovoltaici, ritenendole incompatibili con gli obblighi della Direttiva Red III. A maggio, una sentenza del TAR del Lazio ha anche bocciato il cosiddetto "Decreto aree idonee", giudicato troppo restrittivo e arbitrario nella definizione dei criteri per l’installazione degli impianti.

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Roberta Cavaglià