Giustizia climatica: 9 italiani su 10 chiedono di tassare le multinazionali del fossile

Lo scorso 23 luglio, la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha emesso un parere storico : gli Stati che non rispettano i propri obblighi climatici possono essere ritenuti giuridicamente responsabili e obbligati a risarcire i Paesi più colpiti dalla crisi climatica. Il parere, richiesto da un gruppo di studenti di Vanuatu, arcipelago del Pacifico tra i più esposti agli impatti del riscaldamento globale, respinge la linea dei grandi Paesi inquinatori, secondo cui gli attuali trattati sul clima sarebbero sufficienti. È una svolta che rafforza il principio della giustizia climatica, secondo cui chi ha maggiormente contribuito alla crisi ambientale dovrebbe assumersi la responsabilità delle sue conseguenze, anche attraverso risarcimenti ai Paesi più vulnerabili. Un’idea che, al di là delle scelte dei governi, incontra un consenso crescente nella cittadinanza: secondo un sondaggio realizzato da Oxfam e Greenpeace in 13 Paesi, l’81% degli intervistati si dice favorevole a tassare le multinazionali del petrolio, gas e carbone per finanziare i danni causati dalla crisi climatica. In Italia, il sostegno è ancora più alto e raggiunge percentuali elevate anche nell’elettorato di destra, nonostante il numero e la qualità delle notizie sul clima diffuse dai media sia in calo. Cresce il sostegno alla giustizia climatica Il sondaggio è stato condotto su un campione rappresentativo di circa 1.200 persone per ciascuno dei 13 Paesi coinvolti: Italia, Brasile, Canada, Francia, Germania, India, Kenya, Messico, Filippine, Sud Africa, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Dallo studio emerge che l’81% del campione sarebbe favorevole all’introduzione di imposte sulle imprese del petrolio, gas e carbone per ripagare i danni causati da disastri climatici sempre più frequenti, come tempeste, inondazioni, siccità e incendi. I cittadini che apprezzerebbero di più questa misura sarebbero quelli di Brasile, Spagna, Italia e Kenya, dove le percentuali sono pari o superiori all’85%. Il 66% del campione sostiene che il sostegno alle comunità colpite da disastri causati dall’uso di combustibili fossili debba provenire da imposte sulle aziende dell’oil & gas e in percentuali minori da tasse più generiche sulle organizzazioni, sui beni di consumo e sui lavoratori e lavoratrici. In Italia, questa percentuale raggiunge il numero più alto registrato nei 13 Paesi analizzati: l’80%. In Italia, il sostegno all’idea di tassare le aziende fossili per finanziare i risarcimenti legati ai danni climatici raccoglie consensi significativi anche tra chi vota a destra. I più favorevoli sono gli elettori del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, ma anche più dell’80% degli elettori di Forza Italia e Fratelli d’Italia si dichiara d’accordo con l’introduzione di una misura di questo tipo. Una tendenza simile emerge anche quando agli intervistati viene chiesto se sarebbero disposti a sostenere un candidato che metta al centro della propria agenda politica la tassazione dei super ricchi e delle imprese inquinanti. In questo caso, gli elettori del PD e del M5S rimangono i più favorevoli ma anche tra gli elettori dell’estrema destra il consenso resta alto, sopra l’80%. È invece nel centrodestra che si registra il calo più marcato: qui il sostegno scende al 74%. Il forte sostegno alla giustizia climatica da parte dell’opinione pubblica italiana risulta ancora più significativo se confrontato con l’attenzione sempre più debole che i media del nostro Paese dedicano al tema. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio di Pavia per Greenpeace, nel 2024 le notizie sulla crisi climatica sono diminuite sensibilmente: -25% sui principali quotidiani nazionali e -28% nei telegiornali in onda nella fascia del prime time rispetto all’anno precedente. Quando il fenomeno viene citato, spesso lo è in modo marginale, accennato accanto ad altri temi o senza approfondire cause e responsabilità. Solo una piccola parte degli articoli e dei servizi ne fa l’oggetto principale. La narrazione è inoltre dominata da intervistati provenienti dai settori dell’economia e della politica, mentre scienziati ed esperti ricevono uno spazio molto più limitato. I combustibili fossili, vera causa del riscaldamento globale, sono citati come tali solo nel 3% degli articoli di giornale e nel 2% dei servizi dei TG. Nel complesso, la responsabilità della crisi climatica è generalmente trascurata dall’informazione italiana: solo l’1% dei 3.007 soggetti rilevati nelle 2.314 notizie pertinenti la crisi climatica è stato indicato come responsabile.

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