Cambiamento climatico, le sfide della ricerca sui ghiacci e gli obiettivi per il 2025

L’arcipelago delle Svalbard, che fa parte del territorio norvegese, è un luogo ormai da secoli soggetto a spedizioni esplorative. Non solo. Da diversi decenni, team di ricercatori nel campo delle diverse scienze ambientali provenienti da tutto il mondo lavorano in questo territorio per monitorare l’ambiente, dai ghiacciai all’oceano, dal gas ai microrganismi, in un luogo considerato, proprio per le sue caratteristiche estreme dovute al clima, un terreno privilegiato per osservare i fenomeni legati al cambiamento climatico e al surriscaldamento del pianeta. Nel 2007 è nato Sios un partenariato internazionale di istituti di ricerca che studia il clima alle Svalbard e nei suoi dintorni e che si pone come “il principale sistema di osservazione a lungo termine nell’Artico al servizio della scienza del sistema Terra per la società”. Fra gli obiettivi principali ci sono quello di sviluppare un modello di osservazione efficiente, mettere a sistema i dati raccolti nei vari studi in modo che siano a disposizione di tutti, compatibili fra loro e riutilizzabili per altri studi, colmare le lacune di conoscenza e diminuire l’impronta ambientale della scienza. La sfida maggiore per il 2025 sembra ruotare proprio attorno alla raccolta e la gestione dei dati. Se ne raccolgono moltissimi, in tante ricerche diverse, però non sembrano mai abbastanza e i ricercatori si lamentano spesso perché i dati non sono sufficienti o non sono compatibili fra loro. Tradotto significa rallentamento nei processi e nelle conclusioni, quindi nelle risposte che la società aspetta. Abbiamo provato a fare un punto su questo con Heikki Lihavainen, direttore di Sios: “Io credo che la comunità scientifica abbia già dato molte risposte. Ad esempio, per quanto riguarda il cambiamento climatico ne sono già arrivate tante e per quanto riguarda le conoscenze dei fisici, dei chimici, di chi studia scienze naturali ecc, le informazioni sono già state riunite in modelli planetari e in progetti globali che sono in grado di dare un risultato, e quello che abbiamo in mano ci dice che il clima si sta scaldando. A fronte di informazioni che ancora cerchiamo quindi, ci sono già grandi quantità di dati raccolti e pronti; penso che la sfida sia quella di metterli a disposizione di tutti. Anche la stampa dovrebbe avere un ruolo diverso in questa narrazione: dovremmo tutti avere un approccio interdisciplinare su questi temi, che significa che scienziati, stampa, politici e tutti gli attori coinvolti dovrebbero lavorare insieme”. Quindi la scienza ci manda un messaggio che non arriva in modo efficace? Ci sono cose limitate che noi scienziati possiamo fare: possiamo fornire conoscenza e informazioni e forse qualche raccomandazione, ma è compito dei politici portarle avanti. Se non agiamo ora, renderemo presto impossibile per l’uomo abitare in alcune aree del mondo, quindi i politici devono agire adesso ed è responsabilità di tutti fare in modo che lo facciano. I 29 istituti di ricerca che fanno parte di Sios si riuniscono periodicamente per fare il punto della situazione, come è andata quest’anno? Per quanto riguarda l’ultima edizione della Polar Night Week sono stato davvero soddisfatto perché c’è stato un numero altissimo di partecipanti, ma il numero non è tutto; i team di ricercatori intervenuti sono stati proattivi e hanno dato un grande contributo alla discussione, che è poi il vero il motivo per cui abbiamo costruito questa comunità interdisciplinare: per metterli tutti insieme e avere una discussione che può anche nascere in modo provocatorio, per farli confrontare e scoprire che ci sono delle connessioni fra le diverse ricerche che ciascuno sta portando avanti. In Norvegia c'è un grande tema aperto che è quello dell'attività mineraria sul fondo dell'oceano. Voi siete coinvolti in questo tipo di ricerca? La nostra organizzazione non è coinvolta nella ricerca mineraria sui fondali marini o in attività correlate. Ho i miei personali dubbi sull'estrazione dei fondali marini, ma non ho abbastanza familiarità con l'argomento. Spero che il lavoro di fondo e l'analisi del rischio ambientale siano effettuati con cura.

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