La concentrazione di nitrati in Lombardia mette l’Italia a rischio sanzioni

Nel 1999, l’Unione europea ha adottato la cosiddetta “direttiva Nitrati” per proteggere le acque dall’inquinamento da nitrati di origine agricola. I nitrati sono infatti composti chimici formati da azoto e ossigeno che derivano, in agricoltura, principalmente dall’uso di fertilizzanti per la crescita delle piante e dallo smaltimento degli escrementi degli animali negli allevamenti intensivi. Quando il loro accumulo nel suolo diventa eccessivo, queste sostanze si diffondono rapidamente nell’ambiente, compromettendo la qualità e la potabilità dellʼacqua e l’equilibrio degli ecosistemi. L’Italia ha recepito la direttiva nel 2006: già nel 2018, e poi di nuovo nel 2020, tuttavia, il nostro Paese ha ricevuto una lettera di mora dalle autorità europee. Nel 2023, è arrivato un ultimo sollecito, in cui si legge che “la Commissione continua a nutrire preoccupazioni riguardo ad altre violazioni in diverse Regioni nelle quali la situazione nelle acque sotterranee inquinate dai nitrati non sta migliorando”. Da allora, la situazione non è migliorata, come conferma il report “Fondi pubblici in pasto ai maiali" redatto da Greenpeace, che rivela che in Lombardia, la regione che alleva quasi la metà dei suini presenti in Italia e oltre un quarto dei bovini, un Comune ogni dieci continua a superare i limiti di azoto stabiliti dall’Unione europea, pur continuando a ricevere i fondi della Politica Agricola Comune . L’assenza di interventi potrebbe portare l’Italia davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, che rischia di imporre pesanti sanzioni finanziarie. Il primato della Lombardia La Lombardia è la prima regione d’Italia sia per densità che per numero assoluto di suini e bovini allevati e la seconda per specie avicole. Nel 2023 si contavano 1,5 milioni di bovini, 3,9 milioni di suini e 26 milioni di avicoli. Se non visualizzi il grafico, clicca qui La loro presenza si fa sentire: nella Relazione sullʼApplicazione della direttiva nitrati della Commissione europea si legge infatti che in Lombardia le stazioni di controllo delle acque superficiali rilevano casi di eutrofizzazione nel 60-80% delle analisi effettuate. L’eutrofizzazione è un processo degenerativo che si innesca quando nell'acqua si accumulano troppi fertilizzanti, come ad esempio azoto e fosforo. In breve tempo, queste sostanze stimolano una crescita incontrollata di alcuni organismi vegetali che rubano ossigeno e luce alle specie che vivono in quel bacino d’acqua e deteriorano la qualità dell’acqua, rendendola inadatta al consumo umano e alla balneazione. È quel che è successo, ad esempio, nel Mar Menor, una vasta laguna salata situata nel sud-est della Spagna, che ha subito un grave collasso ecologico dovuto all'eutrofizzazione, causata principalmente dall'agricoltura intensiva nella regione di Murcia. L'eccesso di nitrati e fosfati provenienti dagli scarichi agricoli ha provocato fioriture di alghe incontrollate, causando morie di massa di pesci e crostacei nel 2019 e nel 2021. Questo fenomeno ha danneggiato l'ecosistema marino, compromesso il turismo e la pesca tradizionale e causato un impatto economico significativo sulla regione. Dal 2022, il Mar Menor è diventato il primo ecosistema in Europa a ottenere personalità giuridica, con diritti propri riconosciuti per garantire la sua protezione. Questo status giuridico ha permesso di avviare progetti di recupero per rimuovere i nitrati dall'acqua e ripristinare la laguna. A livello della salute umana, “sebbene siano stati fissati dei limiti di legge non è ancora del tutto chiaro quale sia la concentrazione ideale per garantire la sicurezza dellʼacqua potabile, dato che lʼassunzione prolungata di nitriti può dare origine alla formazione di un gruppo di composti, noti come “nitrosammine”, il cui effetto cancerogeno è ampiamente verificato, in particolare per gli organi dellʼapparato digerente”, ha spiegato nel report Carlo Modonesi, membro del comitato Scientifico dell’International Society of Doctors for the Environment. Non solo: Modonesi ricorda anche che esiste un serio problema di tossicità acuta nei bambini nei quali, se la presenza di nitrati nellʼacqua potabile eccede o si approssima ai limiti stabiliti, “si può sviluppare un tipo di patologia che ostacola il normale trasporto dellʼossigeno nelle cellule dellʼintero organismo, con effetti da lievi a potenzialmente letali a seconda della gravità dellʼintossicazione”. Limiti superati in un Comune lombardo ogni dieci Con la direttiva Nitrati, negli Stati membri sono stati tenuti a individuare due tipi di territori - le Zone Vulnerabili ai Nitrati e le Zone non Vulnerabili ai Nitrati - e comunicarli alle autorità europee. . In Lombardia, ogni anno la Regione diffonde un “Bollettino nitrati” in cui viene definito il carico di azoto derivato dalla zootecnia, Comune per Comune, per indicare in quali aree lo spandimento dei fanghi di depurazione è proibito, in modo da non peggiorare una situazione già critica dovuta all'eccesso di azoto. Dalla lettura degli ultimi bollettini, Greenpeace ha rilevato che dal 2018 circa il 40% dei Comuni lombardi situati in zone vulnerabili ai nitrati supera ogni anno i limiti consentiti. Nel 2024, in particolare, “il limite di 170 kg N/ha/anno viene superato in 155 Comuni , distribuiti prevalentemente nelle aree agricole di pianura delle province di Brescia , Cremona , Bergamo e Mantova . A questi si aggiungono 10 Comuni ubicati in ZnVN in cui viene superato il limite di 340 kg N/ha/anno ”. Negli ultimi sei anni, secondo le rilevazioni di Greenpeace, la percentuale totale dei Comuni lombardi che superano i limiti di azoto– siano essi in zone vulnerabili o meno– è sempre rimasta stabile allʼ11%. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Nonostante queste irregolarità, i fondi della Politica Agricola Comune continuano ad arrivare anche nei Comuni fuorilegge: nel 2023, il 40% dei fondi PAC per la zootecnia lombarda è stato erogato ad aziende che risiedono nei Comuni che sforano i limiti di azoto. Dei primi 40 Comuni per fondi PAC ricevuti, 26 presentano livelli di azoto fuori norma. Se non visualizzi il grafico, clicca qui In attesa che la Corte di giustizia dell’Unione europea valuti come intervenire sul caso italiano, Greenpeace cita il caso della Germania come esempio significativo. Due anni fa, infatti, la Germania ha evitato di andare di fronte alla Corte modificando la sua normativa nazionale in materia di nitrati, individuando in modo più chiaro e ampliando rispetto al passato le aree vulnerabili ai nitrati , introducendo divieti più rigidi per le aziende e promettendo di estendere la rete di punti di misurazione dello stato delle acque sul territorio nazionale. Greenpeace segnala infine che se la situazione non si fosse risolta, la Germania avrebbe rischiato di dover pagare una sanzione di oltre dieci milioni e una penale giornaliera intorno al milione di euro.

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