Nel mondo c’è sempre meno acqua dolce

Immaginate di mettere alcuni cubetti di ghiaccio, fatti con acqua dolce, in una pentola di acqua salata, fredda. Poi accendete il fuoco. Risultato: il ghiaccio si scioglierà e voi vi ritroverete con un bel po’ di acqua in più. Peccato che se vi verrà sete non potrete berla: è salata, ricordate? Ecco, con un bel po’ di approssimazione, questo è quello che sta succedendo all’acqua disponibile nel mondo. Lo scioglimento dei ghiacciai sta riducendo le risorse di acqua dolce in diverse regioni del Pianeta, mentre contribuisce al progressivo innalzamento dei mari. E sta succedendo sempre di più e sempre più in fretta. È quanto certifica una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature, realizzata nell’ambito del Glacier Mass Balance Intercomparison Exercise , un progetto dell’Agenzia Spaziale Europea che mette insieme e armonizza le misurazioni globali relative a tutti ghiacciai montani, esclusi cioè quelli continentali di Groenlandia e Antartide. Lo studio ha rilevato che dal 2000 al 2023 i ghiacciai hanno perso 6.542 miliardi di tonnellate di ghiaccio, facendo aumentare il livello dei mari di 18 millimetri. Quasi due centimetri. In media, parliamo di una perdita di 273 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno. A rendere questi numeri ancora più concreti, ci pensa uno degli autori dello studio, il glaciologo e direttore del World Glacier Monitoring Service, Michael Zemp: “273 miliardi di tonnellate di ghiaccio equivalgono all’acqua dolce che la popolazione mondiale consuma in 30 anni, se si prende come media un consumo di 3 liti per persona al giorno”. Ogni anno, quindi, i ghiacciai “bevono” più acqua dolce di quella che tutti gli esseri umani messi insieme bevono e usano in 30 anni. E no, l’acqua dolce non è infinita, come non lo sono praticamente tutte le risorse del Pianeta Terra. L’altro dato che lo studio evidenzia è l’accelerazione di questo fenomeno: nella seconda metà del periodo studiato i ghiacciai hanno perso molta più massa rispetto ai dieci anni precedenti. Tra il 2000 e il 2011: 231 miliardi di tonnellate per anno. Tra il 2012 e il 2023: 314 miliardi di tonnellate per anno . È una tendenza in crescita. Se le cause di tutto questo sono chiare – il riscaldamento globale provocato dai gas serra emessi dalle attività umane – lo sono anche le conseguenze. Ad oggi, lo scioglimento dei ghiacciai è la seconda causa di innalzamento del livello del mare, dopo la dilatazione termica causata dall’aumento delle temperature degli oceani. E poi c’è la perdita delle risorse regionali di acqua dolce. “I ghiacciai sono fonti fondamentali di acqua dolce, specialmente per le comunità dell’Asia Centrale e delle Ande Centrali”, ha spiegato Inés Dussaillant, glaciologa dell’Università di Zurigo che ha partecipato allo studio. Dopo aver custodito l’acqua in inverno, i ghiacciai la rilasciano nelle stagioni calde e secche, rifornendo le comunità. Meno acqua immagazzinata in inverno, meno acqua da utilizzare in estate. I ghiacciai si sciolgono tutti, non ovunque con la stessa velocità. Se dal 2000 hanno perso in media il 5% del loro volume totale, le perdite regionali vanno dal 2% delle isole antartiche e subantartiche, fino al 39% in Europa Centrale. Avere tutte queste informazioni sugli oltre 275mila ghiacciai montani, costituiti da 12mila miliardi di tonnellate di ghiaccio non è semplice. Ad esserci riuscito è un gruppo che comprende 35 squadre di ricercatori, coordinati dal World Glacier Monitoring Service dell’Università di Zurigo, in collaborazione con l’Università di Edimburgo e l'istituto di ricerca Earthwave. Una stima globale della perdita di massa dei ghiacciai è stata quindi possibile grazie alla raccolta, l’analisi e la standardizzazione di moltissimi dati provenienti da fonti e strumenti diversi. Fondamentale è stato l’utilizzo delle misurazioni satellitari provenienti dai satelliti delle missioni europee CryoSat dell’ESA, oltre che dalle missioni statunitensi Terra/ASTER e ICESat-2, dalla missione americano-tedesca GRACE, e dalla tedesca TanDEM-X. “Abbiamo elaborato 233 stime relative ai cambiamenti nella massa dei ghiacciai, fatte grazie ai dati provenienti da circa 450 fonti”, ha spiegato il professor Zemp. “Utilizzando tutti questi dati, siamo riusciti anche a identificare le differenze tra i diversi metodi di osservazione. Così, abbiamo potuto stabilire uno standard di riferimento per i futuri studi sullo scioglimento dei ghiacci e i suoi impatti sulla disponibilità di acqua dolce a livello regionale e sull’innalzamento dei mari”. Non solo: sempre più missioni satellitari vengono ora progettate con l’obiettivo di contribuire al monitoraggio dei ghiacciai. Un esempio è la missione dell’agenzia europea Copernicus, CRISTAL, il cui lancio è previsto nel 2028. Questo studio arriva in un momento particolarmente importante. Il 2025 è l’Anno Internazionale per la Preservazione dei Ghiacciai e il primo della Decade di Azione per le Scienze della Criosfera , entrambe iniziative firmate Onu.

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