Consumo di suolo in Italia, 2 metri al secondo

Ci stiamo mangiando il suolo al ritmo di 20 ettari al giorno. Quaranta campi di calcio ogni 24 ore sono stati cementificati o impermeabilizzati in qualche modo in Italia nel 2023, sottraendo una risorsa preziosa, finita e insostituibile alla natura. I dati dell’ultimo report di Ispra sul consumo di suolo in Italia, nonostante segnino un leggero rallentamento di erosione rispetto all’anno precedente, non piacciono agli esperti che li hanno redatti e commentati. Il consumo rimane troppo elevato, non ha correlazione con l’andamento demografico nazionale, crea un danno ambientale ed economico già oggi notevole e non si vedono all’orizzonte miglioramenti sostanziali di sorta. Due metri quadrati al secondo Nel corso del 2023 il suolo ‘perso’ è stato pari a 72,5 km2, una superficie leggermente più grande di quella del lago d’Iseo, di Varano o di Bracciano. Ogni secondo, sterilizziamo più di 2 metri quadrati di terreno. Il trend è evidentemente insostenibile, come ogni trend a segno più nei confronti di una risorsa limitata. Il totale di suolo cementificato è del 7,16% sul totale della superficie nazionale. Ma era del 7,00% nel 2015. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile che si sono prefissate le Nazioni Unite è di azzeramento della crescita di consumo di suolo a partire o del 2023 o dal 2030. E da lì in avanti è necessaria un’inversione di tendenza, e cioè suolo impermeabilizzato e cementificato che ogni anno deve essere ‘rinaturato’, riportato in condizioni naturali. L’incremento nel consumo, tra l’altro, non ha correlazioni con l’andamento demografico. Negli ultimi otto anni la popolazione italiana non è aumentata, mentre il cemento e l’asfalto sì. E di conseguenza aumenta il consumo di suolo pro-capite. Differenze regionali In 15 regioni il suolo consumato stimato al 2023 supera il 5 per cento del totale, con l’Abruzzo ultima regione a superare questa soglia. Il territorio più consumato rimane quello della Lombardia , del Veneto e della Campania . Anche Emilia-Romagna, Puglia, Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Liguria registrano valori sopra la media nazionale e compresi tra il 7 e il 9 per cento. La Valle d’Aosta è la regione con la percentuale più bassa . Ma i dati regionali sono paragonabili solo fino a un certo punto, i criteri con cui viene calcolato il consumo non sono, infatti, del tutto uniformi e omogenei. In generale, però, è evidente che nelle regioni settentrionali il consumo sia più alto della media, mentre non in quelle del Centro e del Sud. E lo confermano anche i dati - in ettari - del 2023, quando gli incrementi maggiori si sono verificati in Veneto , Emilia-Romagna , Lombardia , Campania e Piemonte . Solo Valle d’Aosta e Liguria hanno contenuto il suo consumo al di sotto di 50 ettari, mentre il Molise, supera di poco la soglia appena citata. Le città Roma si conferma la città con meno suolo disponibile e che ne ha consumato di più nel 2023. Settantuno ettari cementificati in 12 mesi. Ma anche Cagliari , Venezia e Bologna , hanno registrato valori compresi importanti. Cagliari, percentualmente, è la città con la peggiore performance, con più dell’1 per cento di suolo distrutto in un anno. Per quanto riguarda la percentuale di suolo consumato rispetto al territorio comunale, spiccano diversi comuni delle regioni Campania, Lombardia e Piemonte, che registrano livelli di artificializzazione per oltre il 55% della superficie urbanizzata. Insieme a questi anche Cattolica , con il 62% di suolo consumato Altri comuni che superano la soglia del 50% includono Riccione , Pescara , Gravina di Catania e Padova . L’allarme di Ispra La presentazione del report è stata condita dal monito dei ricercatori Ispra. È urgente attuare una strategia per innescare un’inversione di rotta. E il più rapidamente possibile. Il commento più drastico, nel suo realismo, è stato probabilmente quello di Paolo Pileri, docente di Usi del suolo ed effetti ambientali al Politecnico di Milano e membro del comitato scientifico del Rapporto Nazionale sul Consumo di Suolo di Ispra. “Il Paese è in fiamme. Non bisogna essere contenti nel leggere un decremento del consumo. La situazione è enormemente grave. Non dobbiamo frenare il consumo di suolo, dobbiamo fermare il consumo di suolo. Questo è l'obiettivo e questa deve diventare anche la strategia e la comunicazione. Il consumo di suolo deve essere zero”. Quel che preoccupa è anche l’assenza di una normativa stringente e univoca a livello nazionale, con le singole Regioni che misurano e operano in modo non omogeneo tra loro. Dal 2022 sono state redatte ben tre proposte di legge per il contenimento del consumo del suolo, l’ultima risale a inizio 2024 e porta la firma della senatrice Elena Sironi . Tutte e tre si sono smarrite tra i corridoi del Palazzo. La perdita di suolo, non bastasse, non è solo un problema ambientale ma anche economico: lo scorso anno la riduzione della capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, è costata oltre 400 milioni di euro. Un costo che si somma agli altri causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell'habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio - il suolo è la principale risorsa di stoccaggio di CO2 del pianeta - e alla regolazione del clima.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Consumo di suolo in Italia, 2 metri al secondo