Diminuiscono le risorse idriche in Italia. Nonostante alluvioni e allagamenti

Le risorse idriche italiane continuano a ridursi, colpa delle precipitazioni inferiori alla media degli ultimi 70 anni e delle temperature che sono, invece, da qualche anno regolarmente ben al di sopra del normale. Questa l’estrema sintesi del Bilancio idrologico nazionale 2024 pubblicato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale , che raccoglie i dati ambientali a partire dal 1951 fino a fine 2023. E quando la pioggia cade, lo fa spesso in maniera violenta e repentina, provocando accumuli eccessivi in poche ore, fenomeno che ha portato, nel 2024, ad alluvioni, come qualche giorno fa nel catanese e poco prima in Emilia Romagna.Ma senza risolvere il problema della progressiva riduzione delle riserve. Poche piogge, mal distribuite Nel 2023 la stima delle precipitazioni annue è stata di 924 mm, che equivalgono a 924 litri di acqua per metro quadrato, un millimetro nel pluviometro equivale infatti a un litro per metro quadro. Un dato che rispetto all’anno precedente è in netta crescita ma solo perché il 2022 è stato l’annus horribilis, il meno piovoso dall’inizio delle misurazioni. Resta, in ogni caso, un dato inferiore alla media storica , come accade ormai dal 2020. Del totale delle precipitazioni annuali poco meno di un quinto finisce in acquiferi, i bacini naturali sotterranei che si saturano di acqua facilmente estraibile. La media storica è di 22,7%. Quindi meno piogge e minor percentuale di piogge che resta disponibile per gli utilizzi umani. Inoltre le piogge sono cadute in modo particolarmente disomogeneo nel 2023. Il bacino delle Alpi Orientali ha ricevuto quasi il doppio delle precipitazioni della Sicilia . Non solo, quasi tutta la differenza rispetto al 2022 è causata da precipitazioni troppo concentrate in pochi giorni di un solo mese, maggio, durante cui sono caduti 162,8mm di pioggia. Un record assoluto dal 1951 e un record anche nefasto dato che ha provocato le alluvioni in Emilia Romagna, Toscana e nelle Marche. Neve sotto la media storica Purtroppo i numeri infelici relativi alla quantità di pioggia non sono compensati dalla neve caduta l’anno scorso. Il dato viene misurato a sé stante dalle precipitazioni piovose. Nel 2023 le precipitazioni nevose sono state di 27,2mm, quasi la metà della media storica 1951-2023, attestata a 48,5mm. Un numero allarmante, soprattutto considerando il fatto che segue un drammatico 17,3mm dell’anno precedente e che anche 2020 e 2021 erano stati inferiori alla media. La neve è una risorsa estremamente importante per le riserve e lo è soprattutto quella che cade in alta quota, dato che si conserva solitamente fino a fine primavera, rilasciando al terreno importanti quantità di acqua in meno meno piovosi. Sempre più caldo La poca neve del 2023 è stata inoltre sciolta più velocemente del solito a causa della temperatura in aumento. La media dell’anno scorso è stata di 14,3 gradi, pari a 0,1 gradi in meno del 2022, ma anche in questo caso vale lo stesso discorso fatto per le precipitazioni. Gli ultimi due anni da questo punto di vista sono i più alti, e non di poco, degli ultimi 70 anni. La media a partire dal 1951 è di 12,6 gradi e cioè 1,7 gradi in meno. Evapotraspirazione Le temperature hanno inciso sulle risorse idriche anche nella misura in cui hanno condizionato la percentuale di evapotraspirazione, e cioè della quantità di acqua che il terreno per evaporazione e la vegetazione per traspirazione restituiscono in atmosfera sotto forma di vapore. Nel 2023 la quota di piogge restituita dall’ambiente in atmosfera ha sfiorato il 60 per cento ben al di sopra del 52 per cento della media. In parole più semplici l’acqua accumulata nel terreno rimane sempre meno, e questa è la causa della siccità estrema che ha colpito il Paese nel 2024 in Sicilia e in altre regioni del mezzogiorno. Quel che resta dell’acqua Purtroppo, a valle dell’incrocio di tutti questi dati, il risultato finale è la conferma della tendenza negativa già registrata negli ultimi anni per quanto riguarda la disponibilità naturale di risorsa idrica rinnovabile, quella che, al netto delle reti idriche fatiscenti in diverse zone del Paese, è il parametro più rilevante. Nel 2023 è stata di 373 mm, inferiore alla media storica del 18,4 per cento.