Cop29 di Baku, approvato il “bollino di qualità” sul mercato di carbonio

Mancano molti leader, vero. Ma la Cop29 di Baku, la conferenza Onu sul Clima, non è certo partita piano. Al termine della prima caotica giornata – quella in cui l’assemblea plenaria di apertura è stata interrotta per ore perché non ci si riusciva a mettere d’accordo sull’agenda dei lavori – c’è stata una piccola grande svolta. Piccola, si fa per dire, perché si nasconde sotto un nome tecnico difficile da notare: “Articolo 6.4”. Grande perché potrebbe essere in grado di dare un contributo importante alla mitigazione e mettere in moto un meccanismo virtuoso. La Cop29, infatti, ha dato il via libera agli standard di qualità dei crediti di carbonio, fondamentali per il lancio di un mercato globale sostenuto dalle Nazioni Unite che finanzierebbe progetti di riduzione delle emissioni di gas serra. Come funzionano i crediti di carbonio? I crediti di carbonio consentono teoricamente ai Paesi o alle aziende di pagare progetti in qualsiasi parte del pianeta che riducono le emissioni di CO2 o la rimuovono dall’atmosfera: possono essere impianti di rinnovabili oppure progetti di riforestazione per assorbire anidride carbonica. I crediti generati da questi progetti servono così per compensare le proprie emissioni. Cosa cambia? “Quello che può confondere molte persone è che un global carbon market esiste già”, spiega Jacopo Bencini, Ricercatore presso Carbon Markets Hub, Istituto Universitario Europeo e presidente di Italian Climate Network: “Dall’Accordo di Parigi in poi, in assenza di qualsiasi decisione su questo Articolo 6.4, il mondo si è mosso. Abbiamo non solo chi sviluppa già progetti sul territorio ma abbiamo agenzie di rating, iniziative multistakeholder private che hanno portato a dei criteri minimi di integrità e qualità. Il mercato per adesso è rimasto piccolo perché mancava uno standard minimo di qualità. Un bollino che fosse quello delle Nazioni Unite e non di privati”. E quindi, adesso cosa accade? “Con queste metodologies che sono state adottate – aggiunge Bencini – ora il mercato di carbonio può effettivamente partire. Gli elementi minimi ci sono e nel mondo tanti attori aspettavano un accordo di questo tipo”. Il meccanismo dei crediti di carbonio, così come lo abbiamo conosciuto fino ad ora, ha mostrato molti difetti. Tanti crediti si sono rivelati spazzatura e si sono scoperti doppi conteggi che hanno reso inutile questo mercato. “Adesso – spiega ancora Bencini – un progetto, prima di essere approvato con il bollino dell’Onu, deve passare una serie di controlli importanti”. Le critiche Sull’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi si aspettavano passi avanti da diverse Conferenze. In questo caso la svolta è arrivata in maniera brusca, con una mossa della presidenza dell’Azerbaigian che non ha lasciato tutti soddisfatti. Alcuni negoziatori hanno criticato il modo in cui è stato concluso l'accordo. Gli standard sono stati concordati da un gruppo ristretto di esperti tecnici e alcuni Paesi hanno lamentato di non aver avuto voce in capitolo sulle regole finali. Tra le voci critiche quella di Kevin Conrad, direttore esecutivo della Coalition for Rainforest Nations ed ex inviato per il clima della Papua Nuova Guinea: il comitato di supervisione ha oltrepassato il suo mandato: “Approviamo quello che hanno fatto, non il modo in cui l'hanno fatto”.

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