Il Sud America brucia: dagli incendi record di emissioni

Una delle prime campagne ambientaliste più riuscite recitava: “Quest’anno di siamo giocati l’Austria”. La campagna si riferiva alla quantità di foresta amazzonica consumata dagli incendi nell’anno precedente. Un dato che colpì molto allora, ma che oggi diventa quasi auspicabile. Nel solo mese di agosto, infatti, in Amazzonia sono andati in fiamme 55 mila km2 di foresta, una superficie paragonabile alla Danimarca, più o meno la metà dell’Austria. E purtroppo non è solo la foresta amazzonica a bruciare in Sud America, anche poco più a sud, nella regione del Pantanal la situazione è pessima. Amazzonia, i focolai A documentare lo stato degli incendi in Amazzonia sono sia la Rainforest Foundation - che monitora i focolai - sia il programma europeo Copernicus, che misura le emissioni di CO2. Nella sola Amazzonia brasiliana, alla fine di agosto 2024 si contavano oltre 65mila focolai di incendi, il numero più alto per questo periodo dal 2005. Di questi focolai di incendi, oltre 38.000 sono stati registrati solo ad agosto, con un aumento del 120% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso, in cui se ne erano verificati ‘solo’ 17.373. L’Istituto di ricerche spaziali brasiliano, tiene conto di tutti gli incendi nel continente sudamericano. Dai dati aggiornati a inizio ottobre, il quadro della situazione è più chiaro: in Brasile da inizio anno gli incendi sono stati più di 215mila, in Bolivia 80mila e in quasi tutto il continente il dato è in peggioramento rispetto all’anno precedente. Le emissioni di CO2 Logica conseguenza del numero di incendi e della superficie bruciata è l’aumento delle emissioni di CO2. Il monitoraggio delle condizioni dell’atmosfera condotto dal progetto Copernicus infatti, registra a partire dalla seconda metà di luglio un netto aumento delle emissioni in tutta la regione, con la maggior parte dell'attività di incendi boschivi registrata in alcune parti dell'Amazzonia brasiliana e in Bolivia. In Brasile, le emissioni cumulative totali finora nel 2024 sono superiori alla media, circa 180 megatonnellate di carbonio, e hanno seguito la traiettoria dell'anno record di emissioni del 2007. Le emissioni di settembre finora hanno rappresentato quasi 60 megatonnellate di questo totale. Nel frattempo, le emissioni di carbonio degli incendi boschivi nella maggior parte degli stati amazzonici del paese, come il Mato Grosso, hanno seguito la media 2003-2023 fino all'inizio di agosto, quando sono aumentate oltre la media. Il Pantanal E il Mato Grosso è lo spartiacque tra le due aree sudamericane più in sofferenza a causa delle fiamme. Questa regione, tecnicamente un’unità federativa, nella sua parte settentrionale è amazzonica, mentre la parte meridionale appartiene, insieme al vicino Mato Grosso do Sul, alla più grande zona umida del mondo, il Pantanal. Questa immensa pianura alluvionale è una prateria che rimane solitamente allagata per nove mesi all’anno. A partire da giugno, però, il monitoraggio atmosferico di Copernicus ha registrato una significativa attività di incendi boschivi nel Pantanal, che oltre che nelle due regioni brasiliane si sono estese anche alle regioni limitrofe di Bolivia e Paraguay, a seguito della quale le emissioni di carbonio degli incendi boschivi nel Mato Grosso do Sul sono state quasi tre volte superiori al precedente record negativo per il bimestre maggio-giugno, per un totale di poco più di 3,5 megatonnellate. Gli incendi sono continuati per tutta l’estate e le emissioni di incendi boschivi nel Mato Grosso do Sul sono le terze più alte mai registrate da luglio a settembre, a circa 9 megatonnellate di CO2, e con l'ultima settimana di settembre ancora da prendere in considerazione, come si vede dal grafico. Le emissioni di carbonio dall'inizio dell'anno ammontano a oltre 15 megatonnellate. E sono le più alte da quando, 22 anni fa, iniziò il monitoraggio atmosferico.

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