I pagamenti in contanti inquinano, ecco perché

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L'Italia "conquista" il secondo posto per emissione di anidride carbonica dovuta all'utilizzo delle banconote. Due esercenti su dieci non hanno ancora introdotto il cashless, ritenuto, soprattutto al sud, meno sicuro. Il mondo digitale è tenuto a debita distanza, nonostante l'impatto negativo generato dalla produzione, dal trasporto e dalla gestione dei contanti

L’Italia è sul podio dei Paesi che inquinano di più attraverso i pagamenti in contanti. Il secondo posto della nostra penisola si deve ai 2,7 chilogrammi di anidride carbonica pro capite generati dai pagamenti di questo tipo. È quanto emerge dallo studio pubblicato su Il Sole 24 Ore, di The European House – Ambrosetti, gruppo professionale che si occupa di consulenza strategica e ricerche. Secondo l’indagine, due esercenti su dieci non accettano ancora il cashless e soltanto una minima percentuale accetta modalità P2P, come Paypal e Satispay. Poco più della metà degli esercenti che hanno introdotto i pagamenti digitali, lo hanno fatto per andare incontro alle esigenze dei loro clienti e, di conseguenza, per non incorrere in una perdita media del 26% della clientela. Questa percentuale può salire fino al 60% nei negozi di abbigliamento, nei bar o tabacchi e negli hotel e strutture ricettive. 

Le cause dell’inquinamento

I motivi per cui all’uso del contante è associato un alto livello di inquinamento risiedono in primo luogo nella produzione. Per estrarre le materie prime – rame, nichel, acciaio – si consuma, infatti, una grande quantità di energia e risorse naturali, oltre a provocare emissioni di gas serra e danni ambientali. Anche la produzione impatta negativamente sull’ambiente, a causa dell’energia necessaria e dell’abbattimento degli alberi per ricavare la cellulosa per la carta delle banconote.

L’inquinamento si osserva anche nelle fasi successive del ciclo di vita dei contanti. In effetti, i mezzi utilizzati per il trasporto e per la distribuzione consumano carburante ed emettono CO2, mentre gli sportelli automatici richiedono energia elettrica per funzionare. Anche lo smaltimento delle banconote usurate prevede un ulteriore consumo di risorse.

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Il 20% degli esercenti preferisce i contanti

La ricerca ha messo in luce la reticenza degli esercenti, il cui 20% preferisce i pagamenti in contanti. Questa tendenza è diffusa soprattutto al sud, dove l’utilizzo delle banconote a discapito dei pagamenti digitali viene associato ad una maggiore sicurezza.

Gli esercenti risultano poco informati sulle grandi potenzialità del digitale: il 60% ritiene che il grado di raccolta e valorizzazione dei dati dei propri clienti sia basso o molto basso, il 26% non usa Internet e quasi la metà crede di non essere sufficientemente competente in merito. 

Young group of people standing in circle using mobile phones outside. Unrecognizable teen friends watching social media content on smartphone app. Technology lifestyle concept.

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