Negoziati ancora in salita alla conferenza sul clima di Sharm el-Sheikh. Il segretario generale dell’Onu avverte: “Lo scaricabarile è la ricetta per una reciproca distruzione assicurata”. Ancora centrale il nodo del loss and damage
“Il tempo stringe”, avverte il segretario generale delle Nazioni Unite rivolgendosi ai quasi duecento Paesi impegnati nella conferenza sul clima in corso al Sharm el-Sheikh. Guterres riconosce che “si è rotta la fiducia tra il Nord e il Sud del mondo” ma nota soprattutto che “lo scaricabarile è la ricetta per una reciproca distruzione assicurata”.
Il nodo loss and damage
Il meccanismo della Cop prevede che i testi finali debbano essere approvati da tutte le parti in causa. Un negoziato multilaterale che trova ostacoli su diversi temi. In particolare, ed è la priorità indicata anche da Guterres, sulla questione del loss and damage, i sussidi ai Paesi più vulnerabili per i danni e le perdite subiti a causa della crisi climatica. Oltre 150 Paesi chiedono l’istituzione di una struttura finanziaria che faccia arrivare loro i soldi.
Le Isole Marshall: “Non possiamo aspettare un altro anno”
A chiederlo sono ad esempio le Isole Marshall, arcipelago che a causa della crisi rischia di scomparire. “Stiamo già perdendo parti delle nostre isole”, dice a Sky TG24 Kathy Jetn̄il-Kijiner, inviata speciale per il clima dell’arcipelago: “È per questo siamo convinti che un fondo vada costruito in questa Cop. È una priorità per noi. Non possiamo aspettare un altro anno, altri due anni soltanto per trovare un accordo su un fondo. È tutto ciò che chiediamo. Il minimo indispensabile”.
La struttura finanziaria per il loss and damage. Le ragioni del “no”
Alcuni Paesi, con resistenze anche all’interno dell’Unione europea, si oppongono a questo strumento. Per due motivi “C’è una ragione di natura giuridica e una di natura finanziaria”, spiega Mauro Albrizio, direttore dell’ufficio europeo di Legambiente che le Cop le ha viste quasi tutte: “Il motivo giuridico nasce dal timore che ci possano essere problemi di responsabilità legale e quindi, di conseguenza, di dover ricompensare i danni storici. Di natura finanziaria perché queste devono essere risorse addizionali a quelle già stanziate nei propri bilanci nazionali”.
La rabbia del popolo pakistano
La questione del loss and damage è diventata centrale soprattutto dopo le alluvioni che nei mesi scorsi hanno devastato il Pakistan. “Quello che accade in Pakistan, non resterà in Pakistan”, è la scritta che campeggia nel padiglione del Paese alla Cop27. La rabbia per questo stallo nei negoziati è espressa anche dall’attivista Ayisha Siddiqa: “Voglio che i leader mondiali sappiano che la Terra non dimentica. Non potete negoziare con la natura”.