Prototipo di citycar elettrica sostenibile al 90%, telaio in biocomposto di zucchero e lino. Il 23enne ricercatore olandese: contatti con Lamborghini, Bmw e altri.
Perché produrre vetture “green” con basse emissioni, quando si inquina comunque per costruirle e per smaltirle? Se l’obiettivo è impatto zero, che impatto zero sia: serve un’auto pulita al 100%. Progettata, prodotta, utilizzata e smembrata senza torcere un capello all’ambiente. Non è il futuro, questo miracolo esiste già. Si chiama Noah, la prima auto al mondo pensata secondo i principi dell’economia circolare. L’ha realizzata un team di 22 studenti della University of Technology di Eindhoven, che l’hanno presentata oggi a Milano alla presenza del Console Generale dei Paesi Bassi, Johan Verboom. Il gruppo Tu/Ecomotive sta girando l’Europa per il secondo anno di fila per far conoscere a università, aziende e addetti ai lavori la propria rivoluzionaria automobile. Nel complesso la sua sostenibilità è pari al 90%. Una percentuale mai vista, fino ad oggi immaginata solo sulla carta. “Su qualche componente abbiamo dovuto fare compromessi – spiega Cas Verstappen, 23enne ricercatore olandese di TU/ecomotive – ma l’obiettivo della piena sostenibilità è dietro l’angolo”.
Due posti, elettrica, 240 km di autonomia
Noah è il prototipo di una citycar a due posti elettrica. Pesa 360 kg (più 60kg di batterie) ed è grande pressappoco come una Smart. La differenza è che circa l’80% dei suoi componenti è biodegradabile: telaio e carrozzeria sono dei bio-compositi realizzati con barbabietola da zucchero e lino. La struttura-base di questo composito è un materiale assolutamente innovativo. Si presenta come un “sandwich”, due pannelli rigidi di fibra vegetale uniti da un’anima a nido d’ape. La vernice è in bio-resina. Il resto (come ruote, batterie o cristalli in plastica) è riutilizzabile o comunque riciclabile. “Sì, anche le batterie al litio sono riciclabili - spiega lo studente Christopher O’Brien de Ponte - anche se oggi smaltirle costa ancora molto caro”. Non pensate ad un’auto elettrica comune: sotto i sedili, i sei slot di batterie al litio da 10 kg l’uno sono tutti estraibili e sostituibili. In questo modo è possibile prolungare l’autonomia del veicolo grazie a batterie di ricambio portatili. Noah ha una autonomia di 240 km con una singola carica. Facendo un paragone con i comuni carburanti, l’efficienza è calcolabile in 300km con un litro. La velocità massima raggiunge i 110 km orari. Noah ha tutto quello che serve per circolare: sedili comodi, freni, fanali, frecce d’emergenza, display sul cruscotto. Per gli optional ci sarà tempo.
Economia circolare. Il segreto è scarti zero
Il principio-base dell’economia circolare è la rigenerazione. Il prodotto è in grado di esistere, funzionare e finire la sua vita senza essere in debito con l’ambiente. Per intenderci: nasce da quello che già c’è, e poi “torna” ad esserlo. Senza scarti. Dal punto di vista pratico, i tre cardini della produzione sono il risparmio, il riutilizzo e il riciclo. Seguendo queste parole d’ordine si ottiene la circolarità perfetta. Non si consuma energia per produrre (i materiali o sono biologici o sono riutilizzati) e non si emette C02 durante l’uso. Infine lo smaltimento: i componenti o sono reintegrati nella biosfera, perché biodegradabili, oppure vengono riutilizzati oppure ancora riciclati. In ogni caso non inquinano, perché l’ambiente non li prende più in carico. Ecco perché Noah rappresenta una innovazione inedita, quasi definitiva nel settore dell’automotive. Le normali auto elettriche, al confronto, sembrano già archeologia. “Mai come nella lotta ai cambiamenti climatici è fondamentale lo scambio di idee innovative e di tecnologia” - afferma il console olandese Verboom – Questi giovani ragazzi di Eindhoven ci rendono orgogliosi”.
Noah costa poco. E possono copiarla tutti, gratis
Quanto è costato realizzare Noah? “Piuttosto caro per noi – rivela Cas – siamo intorno ai 15/20 mila euro. Ma una volta prodotta in massa, i costi ovviamente si abbasserebbero di molto. Il prezzo di vendita non supererebbe i 10mila euro”. Ad oggi il prototipo è un unicum. Non ne esistono copie (ecco perché i ragazzi non la fanno guidare a nessuno. Nemmeno un giretto). Il progetto, tuttavia, è totalmente pubblico e illustrato nel dettaglio dai giovani ingegneri (GUARDA IL LINK). “Siamo stati contattati da diverse case automobilistiche interessate a lavorare per integrare il progetto – raccontano i ricercatori di TU/ecomotive – Tra le altre si sono fatte vive Lamborghini, Bmw, Volkswagen, Ford. Ne siamo orgogliosi”. Il brevetto? Non c’è, e non ci sarà mai. “Se ci rubano l’idea tanto meglio. I soldi non c’entrano con la ricerca. Se c’entrassero, i prezzi salirebbero seguendo il mercato. E così verrebbe meno il cuore virtuoso dell’economia circolare: la convenienza totale dell’impatto zero”. L’auto circolare non può ancora circolare. Ma lo farà presto. Entro la fine dell’estate, giurano dal team di ricercatori, i Paesi Bassi concederanno la licenza di guida su strada. E allora Noah macinerà i suoi chilometri puliti per tutta l’Europa. Non vediamo l’ora di guidarla.