Antartide, la pesca intensiva al krill toglie cibo a pinguini e balene
AmbienteSecondo un rapporto di Greenpeace la pesca industriale ai piccoli crostacei minaccia le fonti di alimentazione di tutta la fauna antartica
Il krill è un piccolo crostaceo simile a un gamberetto che attira sempre di più l'industria della pesca in una lotta all'ultimo sangue per il cibo con le specie animali che vivono in un'area incontaminata, ma soggetta a pericolosi mutamenti climatici. Ricco di omega 3, vive soprattutto nelle aree glaciali ed è alla base dell'alimentazione di pinguini e balene. Il report di Greenpeace denuncia che, entro la fine del secolo, il calo nella biomassa di questo crostaceo potrebbe comportare la riduzione di quasi un terzo della popolazione di pinguini.
"Licence to krill"
Secondo lo studio di Greenpeace, il cui titolo fa il verso al famoso film di James Bond "Licence to kill", le imbarcazioni per la pesca del krill operano sempre più "nelle immediate vicinanze delle colonie di pinguini e delle aree battute dalle balene" in Antartide. Secondo l'organizzazione ambientalista tale attività viene svolta anche in alcune aree di particolare importanza per la fauna, per le quali è in fase di discussione il riconoscimento dello status di "santuari" e il conseguente divieto di pesca per le flotte di pescherecci. "Se l'industria del krill vuole dimostrare d'essere un attore responsabile, allora dovrebbe uscire volontariamente da qualsiasi area che viene proposta come riserva oceanica e dovrebbe invece sostenere la protezione di queste enormi aree dell'Antartico", ha dichiarato Frida Bengtsson, attivista della campagna Protect the Antarctic di Greenpeace.
Cos'è il krill
Grande, di norma, non più di 2 centimetri, il krill non è solo uno dei componenti dello zooplancton di cui si nutrono balene e altri animali, ma anche un organismo benefico per la salute umana. L'olio di krill è considerato uno dei più ricchi integratori di omega 3, prezioso per la salute del sistema cardiocircolatorio. La progressiva diffusione dei prodotti ricchi di omega 3 ha portato a un sempre maggiore sfruttamento delle risorse disponibili: secondo il report l'industria globale del krill crescerà del 12% annuo per il prossimo triennio. A questo si deve aggiungere che, come conseguenza del riscaldamento globale che riduce le alghe glaciali di cui si nutre il crostaceo, la popolazione è già calata dell'80% dagli anni Settanta a oggi. La combinazione di fattori ambientali e pesca irresponsabile rischia di avere un forte impatto sulla catena alimentare e di colpire anche i predatori del krill, fra cui si contano balene, foche e pinguini.
La replica
"Abbiamo sempre avuto un dialogo aperto con le Ong ambientali e in particolare con il Wwf", ha chiarito al Guardian Cilia Holmes, direttore della sostenibilità presso Aker BioMarines, una delle principali società attive nella pesca del krill, "intendiamo continuare questo dialogo, anche con Greenpeace, per discutere dei miglioramenti basati sugli ultimi dati scientifici. Non siamo noi a decidere sulla creazione di aree marine protette, ma speriamo di contribuire positivamente con le nostre conoscenze ed esperienze".