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Animali, giro di vite sulle specie invasive in Italia

Ambiente
Un esemplare di tartaruga "dalle guance rosse" (Getty Images)

Il 14 febbraio entrerà in vigore il decreto che recepisce il regolamento europeo per la prevenzione e gestione dell’introduzione di esemplari esotici considerati invasivi da parte della Ue

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A partire dal 14 febbraio entreranno in vigore in Italia le nuove norme per prevenire e gestire l’introduzione delle specie esotiche considerate particolarmente invasive. Si tratta di un decreto che recepisce il regolamento dell’Unione Europea, che ha stilato l'elenco delle 49 specie invasive più pericolose, di cui 33 presenti in Italia, dalla tartaruga palustre americana al gambero rosso della Louisiana alle nutrie, nonché piante come il giacinto d'acqua e il Pànace di Mantegazza.

Che cosa prevedono le norme

Il decreto che entrerà in vigore il 14 febbraio 2018 prevede che tutti i proprietari di animali da compagnia inseriti nella lista stilata dall'Unione Europea possano mantenerli fino al termine della loro vita naturale. Entro giugno 2018, però, dovranno comunicare al ministero dell'Ambiente il loro possesso e una serie di altre informazioni: specie, sesso ed età dell'esemplare, nonché le modalità che intendono adottare per impedirne la riproduzione. In più, oltre ai controlli doganali, le nuove norme prevedono che le Regioni e i parchi nazionali mettano a punto opportuni piani di controllo, mentre zoo, giardini botanici, centri di ricerca, importatori e rivenditori dovranno richiedere apposite autorizzazioni. Sanzioni penali, amministrative e confisca degli esemplari sono previste per chi non dovesse rispettare le nuove norme stabilite dal decreto.

 

Le specie invasive

Le cosiddette "specie aliene" sono piante e animali introdotti dall'uomo, in maniera accidentale o volontaria, al di fuori del loro habitat naturale; possono causare alle aree che le ospitano gravi danni (anche per la salute) oltre a conseguenti perdite economiche importanti. Attualmente, si stima che siano 12mila le specie aliene introdotte in Europa, di cui oltre tremila solo in Italia, con un incremento del 96% negli ultimi 30 anni. La migliore soluzione per arginare questo fenomeno, secondo il Wwf, sarebbe la prevenzione: è molto più efficiente limitare l'accesso a nuove specie invasive che combatterle una volta insediate. Allo stesso tempo, ecosistemi sani e ricchi di biodiversità potrebbero contrastare naturalmente l'insediamento di specie aliene meglio di quanto farebbero ecosistemi inquinati o impoveriti.  

Le conseguenze sull'ambiente

Tra le specie invasive pericolose per gli ambienti che la ospitano, c'è ad esempio la tartaruga "dalle guance rosse" (Trachemys scripta elegans), un animale da compagnia che viene spesso regalato ai bambini. "Sbarazzandosene nel laghetto o nel fiume sotto casa - spiega il coordinatore del progetto Life Asap, Piero Genovesi - si finisce per estinguere la tartaruga nostrana", erbivora, con un conseguente danno alla biodiversità. Fra le 33 specie annoverate nell'elenco di quelle invasive animali e vegetali presenti in Italia, c'è anche lo scoiattolo grigio nordamericano, che è riuscito a riprodursi molto velocemente negli habitat nel nostro paese decimando la colonia autoctona di scoiattoli rossi e distruggendo parte della nostra vegetazione. Anche nel mondo vegatele ci sono esempi di piante invasive pericolose, anche per l'uomo. La Panace di Mantegazza, originaria del Caucaso, è presente in Val d'Aosta e Lombardia e può raggiungere i cinque metri di altezza e il fiore gli 80 centimetri di diametro. Questa pianta è tossica e provoca bruciature. "In Nord Europa - riporta Genovesi - ha provocato 10 mila ospedalizzazioni".