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Elefante del Mali in estinzione, colpa anche del cambiamento climatico

Ambiente
Sono solo 300 gli esemplari rimasti della mandria del Mali (Getty Images)

Anche i bracconieri hanno messo a repentaglio la sopravvivenza della mandria situata più a nord in Africa

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La sopravvivenza dei 300 elefanti del Mali, la mandria che vive più a nord in Africa, è in pericolo: i rischi non derivano solo dal bracconaggio, ma anche dal cambiamento climatico che ha ulteriormente desertificato l'area in cui vive l'animale.

Il più "nomade" fra gli elefanti

Quella del Mali è una delle due mandrie di elefanti che ancora abitano in zone desertiche. Per procacciarsi il cibo, si legge in un reportage del New York Times, questi animali vivono in continuo spostamento in un'area la cui superficie raggiunge i 20mila chilometri quadrati (o 2 milioni di ettari). Questo habitat si trova a sud-est di Timbuktu e, con l'innalzamento delle temperature e le perduranti tempeste di sabbia, è diventato sempre più ostile. A tali difficoltà, si aggiunge la caccia all'avorio: dal 2012 sono 163 gli esemplari abbattuti dai bracconieri. Una situazione talmente grave da far prefigurare, da parte della direttrice del Mali Elephant Project, Susan Canney, la fine dell'elefante maliano nel giro di tre anni: il monito risale al gennaio 2016).

La brigata anti-bracconaggio

Per combattere il fenomeno del bracconaggio è stata formata, lo scorso gennaio, una squadra d'intervento il cui compito è sorvegliare una regione grande quanto la Svizzera. Finora la missione si sta rivelando un successo dal punto di vista del contrasto alla criminalità, visto che in nove mesi nessun elefante è caduto nelle mani dei cacciatori d'avorio. Tuttavia, i rischi legati a quest'attività di protezione sono elevatissimi. Nel Mali, in seguito all'intervento militare francese contro il gruppo islamista che aveva preso il controllo del Nord del Paese nel 2012, è iniziata una missione di pace guidata dall'Onu. Dal 2013 sono 149 i peacekeeper delle Nazioni Unite rimasti uccisi negli attacchi dei terroristi. Gli incidenti non hanno risparmiato neanche la squadra anti-bracconaggio: ad agosto un membro della brigata è rimasto ucciso durante un soccorso che il team aveva messo in atto in risposta a un Sos lanciato dal campo di Douentza; in settembre, invece, un attacco bomba unito a spari d'arma da fuoco, mosso da ignoti, ha ferito tre membri della squadra. L'instabilità del Paese, oltre a mettere a repentaglio la sicurezza delle missioni di pace, rende ancora più difficile la conservazione della mandria di elefanti.