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Dall'alba al tramonto: 7 anni di sole in 3 minuti. Video in timelapse

Ambiente

Floriana Ferrando

Grazie alla sonda Solar Dynamics Observatory, che dal 2010 monitora l’attività solare, il filmato pubblicato dall’Agenzia Spaziale è in grado di mostrare i cambiamenti della nostra stella attraverso una sorprendente successione di immagini. GUARDA LA CLIP 

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Sette anni di attività solare in un video di tre minuti e mezzo realizzato con la tecnica del timelapse. La Nasa ha festeggiato così il settimo anniversario del Solar Dynamic Observatory, il telescopio spaziale lanciato l'11 febbraio 2010 nello Spazio per studiare il Sole. Un video era già stato pubblicato in occasione del quinto anniversario.

Il ciclo solare - “Il sole sorge e tramonta attraverso un andamento ciclico che dura circa 11 anni chiamato ciclo solare”. Parte con questa precisazione il filmato condiviso online dall’Agenzia Spaziale, che in sette anni ha catturato numerose immagini in ultra-alta risoluzione. “SDO - si legge sul sito ufficiale della Nasa - mantiene un occhio costante sul Sole, aiutandoci a tenere traccia di tutto, dalle macchie solari ai brillamenti che possono avere un impatto sulla Terra. Per esempio, l'attività solare genera l'aurora, uno degli eventi naturali più abbaglianti della Terra”.



Si parte con le riprese del giugno 2010 per finire a gennaio 2017. Le immagini visualizzate sono tre: una grande sfera arancione, cioè il sole visibile catturato dall’Helioseismic and Magnetic Imager (HMI), un sole più piccolo sulla destra dello schermo che rivela l’atmosfera solare catturato dall’Atmospheric Imaging Assembly (AIA) e un grafico che documenta il processo del ciclo solare attraverso gli ultimi sette anni, mostrando il numero di macchie solari. Il video, di dominio pubblico, può essere scaricato dal Scientific Visualization Studio a questo indirizzo e a meno di due settimane dalla pubblicazione conta oltre 20 mila visualizzazioni.

Il buco del Sole - Nelle scorse settimane la Nasa ha pubblicato un altro video con protagonista il Sole, per mostrare la presenza sulla superficie solare di un buco coronale. Si tratta di aree della corona solare, la regione più esterna dell’atmosfera del Sole, che appare più scura e meno calda rispetto alla resto della superficie, da cui partono delle particelle subatomiche e radiazioni, il cosiddetto “flusso di vento solare” atteso sul nostro pianeta all’inizio del mese di febbraio. Scagliato alla velocità di 750 chilometri al secondo, quando il vento solare colpisce il campo magnetico terrestre può generare tempeste magnetiche e aurore polari.