Roan Johnson: "Nel mio BarLume c'ho messo l'anima"

Cinema
Roan Johnson - Foto Getty Images
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In attesa di vedere la seconda storia de I delitti del BarLume, La loggia del cinghiale (lunedì 16 gennaio alle 21.15 su Sky Cinema Uno), abbiamo incontrato il suo regista, Roan Johnson. Ecco l'intervista

Di Massimo Vallorani

Stanno per tornare I delitti del Barlume, con due nuove storie: Aria di mare e La loggia del Cinghiale tratti ancora una volta dai racconti di Marco Malvaldi. Abbiamo avuto modo di intervistare il regista Roan Johnson (di cui ricordiamo anche le precedenti pellicole I primi della listaFino a qui tutto bene e il più recente Piuma), il quale ci ha raccontato interessanti dettagli su quello che avviene dietro le quinte di questa bella realtà della televisione italiana. Aspettando l’appuntamento con la seconda storia, La loggia del cinghiale, ecco cosa ci ha raccontato il regista del BarLume.

Siamo alla quarta stagione de I Delitti del Barlume. Quali sono ancora e quali rimangono i punti di forza di queste serie?
Innanzitutto mi faccia dire che, visto i risultati molto buoni della precedente stagione, sia in fatto di critica e di ascolti, mi aspetto una riconferma. La mie sensazioni sono buone e si basano soprattutto sull'affetto della gente che incontro e che ogni volta mi dice di essere affezionatissima ai personaggi e alle storie del BarLume. Tanto da rivedersi molte volte le stesse puntate. Per me, questo significa che il BarLume ha uno spettro di gradimento molto ampio, capace di coinvolgere i più giovani, gli adulti e di farli divertire. E me lo lasci dire: anche io mi sono molto divertito a girare queste due nuove storie. Questo succede anche perché oramai fra me, gli attori e in generale fra tutta la troupe c'è una tale comunanza d’intenti che il livello di stress è oramai basso, a tutto vantaggio del divertimento.

Ci racconterebbe, allora, qualche aneddoto o episodio divertente accaduto sul set?
Mi vengono in mente alcuni momenti delle riprese per la seconda storia: La loggia del Cinghiale.  Eravamo all'isola di Pianosa, in giugno. Un luogo selvaggio e magico ma che aveva un sola controindicazione: in quel periodo era infestata dalle zecche… Si vedevano gli attori vestiti da monaci correre e urlare in preda ad una vera e propria psicosi. Anche nella prima storia Aria di mare ci sono state molte cose divertenti. Per esempio quando abbiamo girato una scena in un teatro con un pubblico vero. Sembrava di essere in uno spettacolo nello spettacolo con la gente che rideva spontaneamente quando in alcune pause delle riprese Alessandro Benvenuti e Filippo Timi hanno cominciato a raccontare alcuni aneddoti realmente accaduti. 

Cast che funziona non si cambia. In questa quarta serie ha continuato a lavorare ancora sui personaggi del BarLume?
Beh c’è da dire che i personaggi del BarLume sono oramai definiti sia per me che per gli attori. Dobbiamo però dire che abbiamo provato anche a ribaltare i personaggi. Prendiamo per esempio, Massimo, interpretato da Filippo Timi. In questa nuove storie il suo ruolo cambia direzione scontrandosi con Enrica Guidi, alias Tiziana, e di conseguenza prendendo delle caratteristiche diverse rispetto al passato. Insomma abbiamo cercato di far uscire i ruoli da delle gabbie precostituite. In questo contesto abbiamo anche una new entry che è il commissario Tassone interpretato da Michele Di Mauro, un bravissimo attore di teatro che ho "corteggiato" a lungo per averlo nel BarLume e per cui abbiamo cucito un nuovo ruolo ad hoc. 


Il suo ultimo film Piuma, presentato a Venezia, ha avuto un grande successo. C’è qualcosa del BarLume in Piuma?
Ne sono certo, non avrei fatto così bene il mio film Piuma senza l’esperienza del BarLume. Entrando più nel dettaglio, le due esperienze naturalmente sono diverse. Anche tecnicamente. Per una puntata del BarLume, per esempio abbiamo in media 1500 tagli di montaggio mentre per Piuma ce ne sono solo 400. Questo sta a significare che lo stile di regia è necessariamente molto diverso. Quello che mi ha aiutato a superare queste discrepanze è il fatto che abbiamo usato praticamente la stessa  troupe, dal direttore della fotografia allo scenografo fino alla produzione. Un nucleo solido e compatto che è servito al successo del mio film Piuma


Tornando al BarLume, nella visione di queste due nuove storie sembra che lei abbia introdotto anche una sorta di serialità, tipica di quasi tutte le serie tv. Un elemento  che mancava nelle edizioni precedenti. E’ così?
Il genere giallo di per sé è costituito da puntate autoconclusive. Uno schema narrativo che per il BarLume è stato l’elemento vincente. Quello che abbiamo voluto introdurre in queste nuove storie è mantenere gli elementi del giallo, quindi puntate chiuse senza rinunciare però allo sviluppo dei personaggi. Anzi, credo che questo renda tutto più appassionante, divertente sia per chi ci lavora, sia per chi guarda.

Dal BarLume di Malvaldi alla sua trasposizione in tv. Quanto c’è oramai di suo in questo lavoro?
In questi anni ho cercato di non fare una mera trasposizione degli scritti di Malvaldi. Sarebbe stato sicuramente più semplice ma ne sarebbe risultato un compitino fatto bene, senza anima. Quello che ho voluto dare all'interno progetto è stato proprio quello di dargli un’anima, partendo, però, sempre da un assioma: non tradire mai il cuore di quello su cui stai lavorando. Ovvero quel guizzo, e quella geniale spontaneità che è la caratteristica tipica dei racconti di Malvaldi. Debbo dire che una cosa mi ha in certo qual modo avvantaggiato. Io e Malvaldi siamo pisani tutti e due e il suo mondo è anche il mio mondo. 
 

Si fa un gran parlare tra gli esperti della comunicazione che il nuovo linguaggio espresso dalla serie tv oggi, sia superiore o almeno più innovativo rispetto al cinema. E' d’accordo?
E’ soltanto una questione legata al tempo. L’arco narrativo che una serie tv dispone, ti permette di sviluppare al meglio le storie e i personaggi. Il cinema, va da sé, ha una fruizione completamente diversa. Poi io non sono d’accordo con coloro che dicono che il cinema è conservatore e che non osa più laddove le serie invece si pongono come dei prodotti innovativi. Le serie tv sono all’avanguardia oggi, perché è stato proprio il cinema a spingerle in questa direzione, a farle maturare. Era ora, aggiungerei.

La domanda di rito. Quali sono i suoi progetti futuri?
Sono ancora, diciamo così, in una fase progettuale. Mi piacerebbe continuare con I Delitti del BarLume ma stiamo lavorando anche all'idea di un nuovo film. L’importante è comunque è non fermarsi.

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