Ligabue torna sei anni dopo a Campovolo: "Amo le sfide"

Spettacolo
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Il 16 luglio il rocker di nuovo all'aeroporto di Reggio Emilia dove nel 2005 tenne un concerto rimasto negli annali per il record di presenze ma anche per i problemi di acustica. Intanto incontra i fan collegandosi in diretta in 190 cinema. L’INTERVISTA

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Paragona il suo rapporto con la dimensione live a quello di un bulimico con il cibo: "Fosse per me non smetterei mai di suonare" confessa Ligabue, lanciando il concerto del prossimo 16 luglio a Campovolo (qui tutte le informazioni), l'aeroporto della sua Reggio Emilia dove nel 2005 tenne una data passata agli annali per il record di presenze ma anche per i problemi di acustica che rovinarono la serata a una parte dei quasi 180 mila spettatori.
Perché, dunque, tornare proprio a Campovolo per festeggiare i risultati live e di vendita dell'ultimo album 'Arrivederci mostro'?
"O mi piacciono le sfide o le sfighe", ironizza il rocker invitando però i giornalisti a ridimensionare gli inconvenienti del concerto di sei anni fa. "Non è che non ci siamo accorti dei problemi, ma un conto - sottolinea - è dire che Campovolo è stato il trionfo della sfiga, un conto è ricondurre le cose a una giusta dimensione".

E quindi il rocker, che pure all'epoca scrisse una lettera di scuse ai fan, ora ricorda che i problemi di acustica coinvolsero solo una piccola parte del pubblico, tra cui molti entrati senza biglietto, e per controprova invita a riguardarsi il dvd della serata che, con le sue 130 mila copie, è uno dei più venduti a livello musicale in Italia.
Perché nonostante tutto Campovolo, interviene lo storico manager del Liga, Claudio Maioli, "per i fan è diventato un concerto mito" e tornare a Reggio Emilia serve anche a "esorcizzare quel 10% di problemi che ci sono stati".
Forti dell'esperienza del 2005, gli organizzatori - Riserva Rossa e Friends and Partners - hanno deciso di limitare le presenze a 100 mila persone, lasciando comunque aperta l'opzione di una seconda data. Non ci saranno, ovviamente, i quattro palchi del 2005, ma uno solo, a specchio, lungo 80 metri e affiancato da un megaschermo, su cui però si alterneranno le stesse formazioni di sei anni fa: I Clandestino, La banda e Mauro Pagani, oltre ai nuovi musicisti che hanno accompagnato Ligabue negli ultimi due anni. Un biennio da record, con 400 mila copie vendute dalla duplice versione di 'Arrivederci mostro', 16 sold out negli stadi, 12 nei palasport e 28 nei teatri, e che viene festeggiato anche mercoledì 23 marzo con il Ligabue Day in 190 sale cinematografiche, che presenteranno il meglio dei concerti negli stadi e si collegheranno in diretta con Ligabue a Campovolo.

Qui, a luglio, nel grande prato dell'aeroporto, la festa finale intitolata 'Il meglio deve ancora venire', come il nuovo singolo in radio dal 25 marzo e come l'invito con cui Ligabue ha chiuso gli ultimi concerti.
Un messaggio positivo che rischia di suonare stonato tra le preoccupazioni per la guerra in Libia e per il nucleare in Giappone, ma che il cantautore difende citando un aforisma di Albert Einstein, 'meglio un ottimista che sbaglia che un pessimista che ragiona'.
La preoccupazione per la situazione internazionale però c'è: "Nel 2011 qualsiasi guerra è il fallimento di qualsiasi idea di modernità, ma per molti la mia è l'idea di Biancaneve, di uno che non accetta la realta"' e cita di nuovo Einstein, ricordando quando lo scienziato spinse il presidente americano Roosevelt ad accelerare gli studi sull'atomica, nel timore che i nazisti ci arrivassero per primi.
"Non so cosa sarebbe successo se ci fossero arrivati prima i nazisti, ma non so come abbia vissuto lui come pacifista dopo aver visto gli effetti della bomba" riflette il rocker, convinto che "chi lancia bombe non sarà mai contro la guerra".
Per questo - ricorda - quando la presidenza del Consiglio nel 1999 gli chiese di prendere posizione sul conflitto in Kosovo, la sua risposta fu 'Il mio nome è mai più', i cui proventi finanziarono due ospedali di Emergency. "Tutti ci diedero addosso perché in Italia è tutto un gioco politico ed esporsi è esporsi alla fucilazione", ma Ligabue non rinuncia a dire la sua: "Amo questo paese e odio i difetti che lo fermano, che gli hanno fatto ingranare - denuncia - la retromarcia".
Ed è per ripartire che Ligabue invita il suo pubblico a pensare che 'Il meglio deve ancora venire', e non solo a Campovolo.

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