La tensione corre sul cavo: nuove crisi geopolitiche per le infrastrutture sottomarine

Aprile 2021, sala controllo dell’osservatorio oceanico norvegese Lofoten-Vesterålen all’Istituto di Ricerca Marittima di Bergen: l’ingegnere acustico Guosong Zhang, nativo norvegese educato in Cina, sovrintende ai cinque potenti microfoni ancorati lungo un cavo di 31 miglia fissato sul fondale del Mar di Norvegia. Come riportato da Jordan Robertson e Drake Bennet in un reportage per Bloomberg News dello scorso 11 luglio, l’ingegnere Zhang si accorge di non ricevere più segnali da questo sistema di controllo governativo utilizzato dalla Marina militare di Oslo per controllare e identificare il traffico di superficie del naviglio e per monitorare l’impatto ambientale delle piattaforme petrolifere e degli impianti di pale eoliche offshore. Nessun segnale dal cavo di LoVe Le onde acustiche, capaci di diffondersi per migliaia di miglia sott’acqua, non vengono più captate dai cinque idrofoni dell’osservatorio LoVe posizionati lungo una curva che si estende a nord ovest sul fondale marino partendo dal villaggio di pescatori di Hovden. Uno dei ricettori delle attività sempre più ostili di un ingombrante vicino orientale come la Russia si è spento, impedendo così alla Norvegia di assicurarsi le corrette informazioni su quello che sta avvenendo in un tratto di mare strategico. Il cavo di LoVe è solo un capillare della vasta rete di cavi sottomarini che, posata sui fondali oceanici planetari, consente la circolazione globale di fonia e dati: parliamo di informazioni che transitano attraverso centinaia e centinaia di cavi in fibra ottica. 12 tonnellate scomparse Solo in autunno, quando le navi specializzate si liberano dagli impegni per la manutenzione delle piattaforme gas-petrolifere, si scopre che una sezione di 12 tonnellate di cavo è scomparsa. Una serie di approfondimenti investigativi rileva che in quel tratto di mare, nella mattina del giorno dell’incidente, risultano presenti circa dodici navi, tutte con rotte e comportamenti incompatibili con un atto di sabotaggio, tranne una: il peschereccio russo “Saami”, che alla velocità di 10 nodi è passato avanti e indietro almeno quattro volte sopra il tracciato del cavo del sistema LoVe. Restringendo i parametri di ricerca nel momento preciso in cui il cavo si è disattivato, solo la nave Saami era esattamente sopra di esso. Un taglio netto I resti del cavo strappati vengono rinvenuti a sei miglia di distanza dal punto dell’incidente. Lo strappo però non risulta accidentale: il taglio è netto, come se fosse stato effettuato da una specie di sega elettrica. Le indagini a quel punto passano sotto la giurisdizione dei servizi segreti norvegesi, che per non surriscaldare le tensioni con la Russia ancora non impegnata nel conflitto ucraino, derubricano il tutto a un caso di natura criminale e non di sicurezza nazionale. Ma l’incidente non è rimasto isolato. Alle 5 del mattino del 7 gennaio 2022, un cavo di comunicazione tra la Norvegia e le isole Svalbard deputato a servire la locale stazione satellitare – la più grande al mondo per la raccolta di dati dai satelliti con orbita polare – cessa di trasmettere, paralizzando il traffico aereo e le comunicazioni della rete satellitare ViaSat. Le indagini sottomarine rivelano che il cavo è stato troncato di netto e i sospetti – senza giungere a conclusioni definitive - cadono sul peschereccio russo “Melkart-5” che con la sua rotta ha incrociato il tracciato del cavo per ben 130 volte. Con l’esplosione del conflitto russo-ucraino, questi episodi si moltiplicano. Fragile interconnessione Ed ecco che il nostro mondo si rivela fragile nella sua “dipendenza” e “interconnessione”. Accanto ai rischi operativi della dipendenza delle terze parti che abbiamo vissuto con il cybercaos del venerdì blu, l’interconnessione dei cavi sottomarini diventa un nuovo fronte in una battaglia tecnologica, geopolitica e geoeconomica sempre più intensa. In questo scenario la Russia ha sviluppato, nel tempo, capacità avanzate di sabotaggio sottomarino attraverso la Direzione Principale della Ricerca in Acque Profonde , una divisione del Ministero della Difesa russo. GUGI gestisce una flotta di sottomarini specializzati e apparecchiature tecnologiche per localizzare, monitorare e manipolare infrastrutture sottomarine critiche, come gli stessi cavi internet. Cavi, che trasportano il 99% del traffico dati globale e oggi sono un obiettivo strategico critico, vulnerabili a sabotaggi e spionaggio. Gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazioni per le navi cinesi di riparazione dei cavi sottomarini; potrebbero intercettare dati sensibili in transito. Aziende tecnologiche come Google e Meta sono state avvertite dei rischi associati a queste attività, specialmente in progetti strategici come i cavi trans-Pacifici Echo e Bifrost, che dovrebbero collegare la costa occidentale degli Stati Uniti a Singapore e Indonesia, aumentando del 70% la capacità di trasmissione dati tra queste regioni. Allo stesso tempo, la Cina sta investendo significativamente nella costruzione della propria infrastruttura sottomarina. La partita della Nato Questo scontro non è solo una competizione economica e politica; coinvolge questioni di sicurezza nazionale. La compromissione o manipolazione dei cavi sottomarini potrebbe influenzare la capacità di risposta alle emergenze, la coordinazione militare e le operazioni di intelligence. I vertici NATO hanno risposto a queste evoluzioni. Il 23 maggio 2024 i principali esperti si sono incontrati presso il quartier generale della NATO per il primo incontro del nuovo “Critical Undersea Infrastructure Network della NATO”. Hanno dato vita a un gruppo di coordinamento delle difese delle infrastrutture sottomarine. L’obiettivo è quello di utilizzare la forza di calcolo di potenti computer per proteggere la rete sottomarina che connette l’economia globale. Raccogliendo i dati dagli operatori, gli alleati NATO stanno lavorando insieme al settore privato per creare un sistema di allerta per la rete sottomarina nel Nord Europa basata su sensori acustici. Inoltre, la NATO ha finanziato per 400.000 euro un progetto da 2,5 milioni di euro, noto come HEIST per reindirizzare su satellite le trasmissioni di fonia e dati in caso di interruzione delle tratte cablate sottomarine. Ma il tempo stringe e, ed è proprio il caso di dirlo, la tensione corre sul cavo.

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